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di Mauro Ravarino

Il Manifesto, 2 settembre 2023

Intervista al senatore operaio, Tino Magni: “Dobbiamo coinvolgere le parti sociali, per ridurre le sacche di precarietà e combattere il lavoro nero, investendo sulla prevenzione. Dobbiamo partire dai dati Inail”. Ha appena lasciato il luogo della strage di Brandizzo e ciò che pensa è che un cambio di mentalità non sia più rimandabile. “Dobbiamo rimettere al centro la persona, non il profitto”. Lo dice Tino Magni, senatore di Alleanza Verdi e Sinistra, nonché da giugno presidente della commissione di indagine sulle condizioni di lavoro, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro del Senato. È stato alla stazione del piccolo comune torinese, 48 ore dopo la tragedia. Qui, ha portato solidarietà ai familiari delle vittime e ha incontrato, tra gli altri, i sindaci di Brandizzo e Chivasso, Paolo Bodoni e Claudio Castello.

Senatore, di fronte all’ennesima strage sul lavoro, che idea si è fatto su quello che è successo?

Non sono un magistrato, ma ritengo che sia incomprensibile morire in questo modo, ancor più se c’è stato un errore di comunicazione. Da troppi anni il lavoro è diventato una merce, per di più mal pagata, e la logica degli appalti e dei subappalti mette ingiustamente la sicurezza tra i costi. Dobbiamo invece mettere al centro le persone. L’errore umano può sempre avvenire ma non per questo uno deve morire, ci vogliono più accorgimenti, tecnologia e segnalazioni in questi cantieri. Siamo davanti a un bilancio drammatico. Muoiono tre lavoratori al giorno e c’è un infortunio al minuto. La precarietà e i contratti al ribasso sono a discapito della tutela della sicurezza dei lavoratori.

Le leggi ci sarebbero ma non vengono applicate?

La legge 81 del 2008 è avanzata, ma ha 15 anni e andrebbe fatto un check-up, laddove ha dato migliori frutti e dove ne ha dati meno. Agiamo in concretezza. Servono norme che impediscano appalti al massimo ribasso perché chi ne paga il prezzo sono sempre e solo i lavoratori. Si perde in sicurezza e in formazione, su cui gioca un ruolo l’estrema precarietà. Gli operai delle ditte esterne sono, infatti, spesso precari e in pochi mesi di impiego che formazione possono avere? Bisogna cominciare a farla nelle scuole.

Da giugno è presidente della commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro, quali gli obiettivi ancor più urgenti dopo una tragedia come quella di Brandizzo?

Operare per far sì che la sicurezza non sia un costo ma una risorsa. Lo dobbiamo fare coinvolgendo le parti sociali, per ridurre le sacche di precarietà e combattere il lavoro nero, investendo sulla prevenzione. La settimana prossima nella riunione dell’ufficio di presidenza voglio porre la necessità di un programma di intervento e ispezioni sui luoghi del lavoro. Dobbiamo partire dai dati Inail. Essendo questa commissione una scelta dell’intero arco parlamentare voglio che siano coinvolte in pieno le varie parti politiche.

A proposito, arriviamo da anni di tagli sulla sicurezza e anche questo governo non sembra esente alla consolidata prassi. Come si sta comportando?

C’è stato un taglio al fondo per i risarcimenti delle famiglie, poi ripristinato. Il governo Meloni in tema di sicurezza sta facendo né più né meno di quello che hanno fatto altri in precedenza. Non sanno come investire le risorse del Pnrr, che dicono esserci, ma non badano alla sicurezza sul lavoro e alla lotta alla precarietà.

E non si interviene sul continuo ricorso ad appalti e subappalti. Come mai?

Quando le Ferrovie venivano intese come un servizio rivolto ai cittadini erano un corpo unico, c’erano ferrovieri specializzati in ogni ambito e anche la produzione delle rotaie veniva fatta da aziende altrettanto specializzate. Ora si lavora in appalti, la privatizzazione ha portato un peggioramento delle condizioni di chi opera e di chi si serve del servizio. Per non parlare della manutenzione, che vive un continuo decadimento. Per il mercato, la logica è che ogni aspetto determini profitto, tutto il resto è in subordine. Un servizio ai cittadini deve essere, invece, fatto da imprese sane e dalle tasse che i cittadini pagano per la qualità di questo servizio. In commissione vorrei contribuire a un cambio di mentalità, cioè invertire la strada presa: quella del profitto a discapito della sicurezza.