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di Virginia Piccolillo

Corriere della Sera, 17 gennaio 2024

Addio improcedibilità, tornerà la prescrizione. Per la quarta volta in sette anni, si ricambia. Anche per i processi in corso. La Camera ha approvato, con 173 si e 79 no, la proposta di legge che reintroduce il conto alla rovescia per l’estinzione dei reati. Con due sospensioni: due anni dal primo grado all’Appello e uno dal secondo grado alla Cassazione. Com’era nella riforma Orlando, ma con una differenza: nel caso in cui la sentenza non arrivi nei limiti di tempo previsti, ogni giorno in più entrerà nel computo della prescrizione.

Esulta - anche prima del voto finale generando proteste dal Pd - il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, orgoglioso “del successo epocale di aver ridato i diritti sostanziali ai cittadini, senza deprivare la magistratura del tempo congruo per contrastare i reati”. Soddisfatti del sostegno al governo anche Azione, che con Enrico Costa parla di “scelta liberale”, e Italia viva che con Roberto Giachetti plaude “al ripristino di un tratto di civiltà giuridica”. Protestano le altre opposizioni. Federico Cafiero De Raho, per i 5 Stelle, accusa: “Lo Stato rinuncia alla giustizia”. E il Pd, con Debora Serracchiani, avverte: “Sarà caos nei tribunali, a rischio 3 miliardi del Pnrr”.

Conferma le difficoltà il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia: “Il Parlamento è rimasto sordo al nostro appello. Avevamo chiesto una disciplina transitoria perché l’accavallarsi delle norme rende difficile districarsi con il cambiamento in corsa. Anche perché ci sono obiettivi Pnrr da rispettare come il dimezzamento dei tempi e l’abbattimento dell’arretrato”.

Accuse respinte dal governo. “La prescrizione torna a essere parametrata alla gravità del reato e alla pericolosità del reo. In più eliminiamo quel Frankenstein giuridico della improcedibilità, votata anche da Pd e M5S, che, secondo magistrati come Gratteri avrebbe mandato in fumo il 50% dei processi, anche di grave allarme sociale”, sottolinea il sottosegretario che sulla norma transitoria, obietta: “Non si poteva fare. Su istituti di diritto sostanziale è il giudice che deve decidere nel modo più favorevole al reo”.

Ora la legge passa, per l’ok definitivo, al Senato, dove, da oggi riprendono le votazioni in commissione giustizia per la riforma Nordio.

Il sì alla nuova prescrizione arriva in un giorno in cui, a Montecitorio, rispondendo a una interpellanza di Costa, sempre Delmastro, in rappresentanza del governo, ha annunciato l’avvio di ispezioni in tredici procure per verificare se negli incontri con la stampa siano state compiute violazioni alla normativa sulle presunzione di innocenza che chiede conferenze stampa solo in caso di rilevante interesse pubblico e di non eccedere nel dare titoli giustizialisti alle inchieste (“tipo: Banda Bassotti”, esemplifica Costa). Con conseguenze disciplinari in caso contrario.

“La normativa sulla presunzione di innocenza non dà parametri, ma lascia ampio margine alle procure di valutare se l’informazione è rilevante. Se introduciamo un controllo disciplinare il rischio è che, per cautela, si chiudano i rubinetti dell’informazione. E non so quanto sia un bene”, rimarca Santalucia.

Un rischio che non vede il sottosegretario: “Il monitoraggio è stato fatto “a campione” e non valuta nel merito ma solo se siano state rispettate le procedure previste. I pm prima di convocare una conferenza stampa devono fare richiesta motivata al procuratore”. Sotto la lente Avellino, Brescia, Cagliari, Ferrara, Catanzaro, Frosinone, Livorno, Rimini, Rovigo, Tempio Pausania, Vercelli, Latina e Torino. Ma si estenderà a tutte.