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di Riccardo Lo Monaco

quotidianosociale.it, 3 gennaio 2023

“Entro ottobre di quest’anno ogni penitenziario italiano avrà il suo comandante della polizia penitenziaria e avrà anche il suo direttore”. Lo annuncia il sottosegretario Andrea Delmastro, avvocato penalista prestato alla politica, vicinissimo alla premier Giorgia Meloni.

E non è l’unica notizia: in questa intervista il vice di Nordio parla anche di detenuti tossicodipendenti, da aiutare per la disintossicazione. Di detenuti extracomunitari: “Da rimpatriare”. E di magistrati onorari, da stabilizzare.

Sottosegretario Delmastro, 190 sedi carcerarie coperte entro l’anno. È un risultato storico per il sistema dell’esecuzione penale italiana...

“Ci abbiamo lavorato da subito, sin dal primo giorno del governo Meloni. La fine dello scavalco, la certezza che ogni istituto ha il suo comandante e il suo direttore è la premessa per garantire la sicurezza nelle carceri. Riusciremo ad ottenere questo risultato grazie ai concorsi, che per il vero erano già stati banditi prima del mio arrivo, e grazie a importanti operazioni di bilancio che hanno liberato risorse finanziarie. Un risultato che andrà a beneficio del corpo polizia penitenziaria, alla quale va prima di tutto il mio pensiero. E anche a beneficio dei detenuti”.

Che qualche problema lo stanno creando. Vedi Benevento e il carcere minorile Beccaria di Milano...

“Anzi, è il contrario. La rivolta di Benevento è stata sedata immediatamente e senza l’uso della forza proprio grazie al fatto che in quel carcere sono presenti il comandante della polizia penitenziaria e il direttore del carcere”.

E per il carcere minorile di Milano come intende agire il governo Meloni?

“Abbiamo capito che va fermato il fenomeno del capobranco, ossia il detenuto maggiorenne che assume il comando dei detenuti minorenni. Le norme in vigore consentono che persino un venticinquenne sia detenuto dentro un istituto minorile e questo è inaccettabile proprio perché genera questi fenomeni di branco. Per noi chi commette reati nella minore età può entrare e restare al minorile sino a 21 anni. Chi è condannato dopo il compimento dei 18 anni deve entrare nel circuito maggiore. Sarà necessario legiferare su questo, se vogliamo evitare che si ripetano fenomeni come la fuga dal Beccaria”.

Alla polizia penitenziaria avevate promesso nuovi agenti: arriveranno?

“Ho trovato le risorse finanziarie per mille nuovi agenti della polizia penitenziaria e posso annunciare qui che i primi 250 entreranno in servizio quest’anno, in aggiunta alle normali assunzioni previste per il turn over. Dunque, entro il 2026 l’organico della polizia penitenziaria conterrà mille dipendenti in più. A naso non mi pare che ci siano altre forze dell’ordine che abbiano ricevuto l’impegno finanziario per mille extra assunzioni”.

Resta il tema, drammatico, del sovraffollamento carcerario. Il livello di civiltà di uno Stato si misura da come tratta chi priva della libertà…

“Non possiamo non occuparci del sovraffollamento e infatti ce ne stiamo occupando seriamente. Un terzo dei nostri detenuti è extracomunitario, circa 17 mila persone. Insieme al viceministro agli Esteri Cirielli stiamo lavorando per rimandare questi extracomunitari il più possibile e il prima possibile nei penitenziari dei loro paesi. A oggi è necessario il consenso del detenuto, a meno che i trattati bilaterali come quello con l’Albania non prevedano diversamente. Per ridurre al massimo il numero dei detenuti extracomunitari possiamo immaginare anche una premialità nel decreto flussi per quegli Stati che consentono il rimpatrio anche senza il consenso”.

Un detenuto costa mediamente 137 euro al giorno: senza gli extracomunitari non esisterebbe il tema del sovraffollamento e lo Stato risparmierebbe una tombola di euro...

“Lo sappiamo bene. Per questo ho costituito un pool che si occuperà di informare il detenuto extracomunitario sulla possibilità di tornare a casa in un carcere del suo Paese. Serve il consenso del detenuto, se non si rivedono i trattati. E serve anche il certificato per l’esecuzione penale all’estero, che le procure devono produrre insieme alla sentenza di condanna per evitare che le procedure di espatrio giudiziario si rallentino inutilmente nei tribunali di sorveglianza”.

Poi c’è il tema dei detenuti tossicodipendenti…

“Che sono un quarto del totale dei detenuti. La prima rieducazione per loro è la disintossicazione. Il governo intende incentivare chi sceglie di andare in una comunità chiusa e protetta per curarsi e liberarsi dalla droga. Dobbiamo prevedere che per questi soggetti la pena si possa scontare così, da subito, senza passare per il vaglio del Tribunale di sorveglianza. L’obiettivo è anche far risparmiare molto lo Stato e far lavorare il terzo settore italiano. Una norma analoga avrebbe senso anche per i detenuti psichiatrici non di alta pericolosità, con comunità dedicate a loro e alternative al carcere. Non sarà facile ma è un percorso sul quale dobbiamo riflettere e prendere decisioni”.

Le opposizioni vi accusano di avere un approccio ideologico verso la giustizia...

“È l’esatto contrario: altri hanno un approccio ideologico ai temi della giustizia e lo hanno dimostrato con la concessione indiscriminata e generalizzata delle misure alternative alla detenzione senza una valutazione del condannato e del tipo di reato. Con noi non ci sarà uno svuota carceri mascherato: siamo pragmatici e deve essere sempre chiaro che il carcere, umano, è la via maestra della pena e della rieducazione. Che nel caso del tossicodipendente può essere raggiunta con il percorso in comunità. Mi sembra un discorso lineare che non viene capito soltanto da chi ancora equivoca sui diritti individuali. E su questi equivoci, non a caso, ha perso le elezioni”.

Che fine faranno i magistrati onorari: lavorano da venti anni come precari dello Stato e amministrano la giustizia. Una parentesi vergognosa della Repubblica..

“È la prima volta che un presidente del Consiglio cita la magistratura onoraria in un discorso di fine anno. Non è un caso, c’è un impegno preciso verso di loro. Centouno viceprocuratori della Repubblica hanno firmato un appello che dice che senza gli onorari si fermano la giustizia civile e quella penale. A differenza della ministra Cartabia, che voleva fare una riforma a costo zero e destinare gli onorari a una funzione servente del “giudice di concorso”, noi riteniamo che questi professionisti siano stati formati dallo Stato alla funzione giurisdizionale. E debbano dunque svolgerla con tutti i diritti e le garanzie. Come le ferie e la malattia, con un compenso equo. Senza di loro l’Italia sarebbe in perenne infrazione dall’Ue e di questo tema mi occupo da anni, ben prima di entrare nel governo Meloni: nel mio staff ho voluto un magistrato onorario al quale ho chiesto espressamente di trovare le migliori soluzioni per la categoria. Siamo sicuri che nel 2023 avranno il loro riconoscimento, ne sono convinto”.