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di Irene Famà, Maurizio Tropeano, Raphael Zanotti

La Stampa, 2 maggio 2022

Le istituzioni in piazza Castello, lo spezzone sociale in via Roma. Il partigiano Gastone Cottino: “A quasi cento anni ancora mi ribello, siamo per la pace e non per la guerra”.

Che ci sarebbero state tensioni al corteo del Primo Maggio a Torino era cosa prevedibile. Il tema divisivo della guerra in Ucraina attraversa le anime della sinistra torinese da settimane con polemiche che hanno coinvolto anche l’Anpi, ma in tanti anni di manifestazioni non era mai successo che il corteo si spezzasse. E invece oggi è successo.

Dopo gli scontri tra la polizia e lo spezzone sociale, il fondo del corteo che da sempre raccoglie l’anima più contestataria dei partecipanti insieme ai centri sociali, in via Roma è stato allestito un contro comizio. In contrapposizione anche fisica rispetto al comizio ufficiale in piazza San Carlo, area dove da anni lo spezzone sociale non viene fatto entrare per paura di contestazioni e motivo, da sempre, di violenti scontri con la polizia.

È circa mezzogiorno quando Angelo D’Orsi, accademico ed ex candidato a sindaco di Torino per la sinistra sinistra, sale su un palco improvvisato da Rifondazione e inizia il contro comizio. Invoca lo sciopero generale contro la guerra. Subito dopo sale un’altra figura di peso che contesta il veto posto allo spezzone sociale di entrare in piazza San Carlo: è Gastone Cottino, 97 anni, partigiano e docente di diritto commerciale. “Dobbiamo tenere duro - arringa la folla - Qui vogliono mettere in discussione principi costituzionali. Il Primo Maggio è di tutti, di tutti i compagni e di tutti i lavoratori. Io ho quasi cent’anni ma vi posso dire che nella mia lunga vita un episodio così vergognoso come quello di oggi raramente l’ho visto. E per questo mi ribello con tutte le mie forze. Ne ho ormai poche ma vi dico che la mia generazione si è battuta per la libertà. Anche voi, tenete duro: libertà. Noi siamo contro la guerra e per la pace”. Nel frattempo, sotto i portici di via Roma, la polizia viene allontanata dai manifestanti.

Ed è così, con un doppio palco e un doppio comizio, che le anime della sinistra torinese anche plasticamente sono arrivate a questo Primo Maggio. Non sono mancati gli scontri, come ogni anno. Avvengono alle 11,30 quando in via Roma all’altezza di via Cesare Battisti scoppiano tensioni tra lo spezzone sociale e le forze dell’ordine. I manifestanti cercano, utilizzando i bastoni di bandiere e striscioni, di sfondare il cordone della polizia per raggiungere il palco istituzionale. Le forze dell’ordine rispondono con delle cariche. “Via via la polizia”, “Vergogna”, urlano dal corteo. La contestazione era stata annunciata sui social già nei giorni scorsi dal centro sociale Askatasuna e dal Fronte della gioventù comunista. “La guerra è sempre un crimine. Chi sta parlando in questo momento in piazza San Carlo è complice. Lasciateci passare”.

Poco prima erano già scoppiate scaramucce con la polizia, ma questa volta non con lo spezzone sociale. Verso le 10,50 i rider avevano contestato al passaggio del sindaco. Ma per la polizia contestatori e “bersaglio” erano troppo vicini, così si sono frapposti. All’interno del corteo si sono scontrate anche due anime tra chi voleva far entrare i rider nel corteo e chi invece li voleva fuori per evitare tensioni.

Il corteo, partito alle 9,45 da piazza Vittorio Veneto, come da tradizione, aveva subito avuto un intoppo. Dieci minuti dopo che la colonna umana si era avviata verso piazza San Carlo si era già tutti fermi. In via Roma qualcuno si era dimenticato di togliere le enormi fioriere ai lati della strada. Un pericolo per il corteo e per la paura di contestazioni a Pd e sindacati da parte degli spezzoni più accesi del corteo. Strigliata del sindaco, Stefano Lo Russo. Il Verde pubblico si precipita nella via e inizia il trasloco dei grandi vasi, il tutto senza dispositivi di sicurezza. Non proprio il massimo per la giornata del lavoro.

Questo è il primo corteo del Primo Maggio dopo due anni di pandemia. Una ricorrenza particolare con la guerra in Ucraina scatenata dall’invasione russa che si porta dietro morte e distruzione, milioni di profughi e un aumento dell’incertezza economica per milioni di famiglie in Italia. “Al lavoro per la pace” è lo slogan scelto dai sindacati per mobilitare i lavoratori. All’appello hanno risposto in tantissimi. In corteo anche il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, l’assessore regionale alle attività produttive, Andrea Tronzano e tanti primi cittadini. Poi lo striscione dell’Anpi, le rappresentanze sindacali. C’è chi sfila con le bandiere dell’Ucraina. Massiccia la presenza delle forze dell’ordine in tenuta antisommossa e in borghese per il timore di contestazioni nei confronti del Pd e delle posizioni sindacali sul conflitto in corso. Il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo: “Siamo al lavoro per la pace a livello mondiale ma anche per la pace sociale in Italia prima emergenza è la sicurezza sui luoghi di lavoro ma è anche necessario aumentare i salari”.

Alla fine del corteo arriva la conta. La questura comunica 8 agenti feriti del Reparto mobile e la Digos dichiara di aver individuato 145 antagonisti su cui saranno effettuati accertamenti “per risalire ai responsabili degli scontri”. Secondo la polizia la “regia” p del centro sociale Askatasuna. Dalla casa occupata di corso Regina Margherita commentano: “Il re è nudo: il Pd, il governo e le istituzioni guerrafondaie vogliono tenere lontane le voci incompatibili con la retorica della guerra. Basta con la militarizzazione della società: voglia di diritti, pace e reddito subito”.