di Dario del Porto
La Repubblica, 6 gennaio 2023
Le nuove norme introducono l’obbligo di querela per reati come furti, truffe e lesioni. Migliaia di fascicoli rischiano l’archiviazione entro tre mesi, per i processi con detenuti le vittime vanno avvisate entro il 18 gennaio.
Vi hanno rubato la macchina? Avete subito una truffa o una frode informatica? Siete le vittime di un episodio di lesioni colpose stradali anche gravissime, ma non aggravate o di un sequestro di persona non a scopo di estorsione o camorristico? Se i presunti responsabili di questi reati non sono, in questo preciso momento, in carcere o comunque sottoposti a una misura cautelare, vi conviene affrettarvi a formalizzare la querela: avete tempo fino al 30 marzo, altrimenti il procedimento finirà, letteralmente, nel nulla. Se invece ci sono detenuti, i tempi sono ancora più stretti: l’autorità giudiziaria deve comunicare entro il 18 gennaio alla persona offesa la necessità di sporgere querela per andare avanti, altrimenti scatteranno le scarcerazioni.
Dopo le polemiche dei mesi scorsi, l’entrata in vigore della riforma Cartabia della giustizia penale comincia a produrre i suoi effetti e sul Palazzo di Giustizia, a Napoli e non solo, “è come se si fosse abbattuto un fulmine “, come dice un addetto ai lavori che preferisce restare anonimo. Dal 31 dicembre sono in corso riunioni e confronti anche via chat fra i vertici degli uffici per affrontare le ricadute. La nuova legge infatti introduce il “regime di procedibilità” a querela per alcuni reati, come la maggior parte dei furti, violenza privata, violazione di domicilio, lesioni personali stradali e non, truffa, frode informatica, sui quali fino al 31 dicembre scorso si poteva invece procedere d’ufficio. La disposizione, in quanto più favorevole all’indagato o imputato, ha effetto retroattivo che, nei fatti, si trasforma nell’onere a carico della persona offesa di presentare querela formale con la quale si chiede di punire l’autore del reato.
Per avere un’idea delle proporzioni, le statistiche delle forze di polizia parlavano di oltre 57mila furti nel 2021 tra Napoli e provincia e poco meno di 50mila nel 2020. Per i procedimenti senza detenuti, l’ultima stesura della riforma non impone all’autorità giudiziaria di dare comunicazione alle persone offese del reato e tutto lascia presagire, a questo punto, che solo una minima parte riuscirà a sporgere querela entro il termine del 30 marzo, poi scatterà l’archiviazione per “improcedibilità”.
Diverso il discorso per i fascicoli con detenuti: qui tocca all’autorità giudiziaria avvisare entro venti giorni la vittima del reato. In queste ore i magistrati di tutta Italia si stanno confrontando sull’interpretazione del giorno da cui far decorrere il termine. Al momento prevale l’orientamento che indica nel 18 gennaio la “deadline” per la comunicazione. Per gli uffici sono giorni di lavoro frenetico. La Procura generale guidata dal pg Luigi Riello e dall’avvocato generale Antonio Gialanella è in contatto continuo con gli altri procuratori generali e con i capi delle Procure del distretto.
La procuratrice di Napoli Rosa Volpe lavora a una direttiva che sarà pubblicata nelle prossime ore. Ha già diramato indicazioni ai suoi sostituti il procuratore di Torre Annunziata Nunzio Fragliasso. La Corte di Appello presieduta da Giuseppe de Carolis di Prossedi ha fissato una riunione di tutti i presidenti di sezione per il 10 gennaio e sono in corso riunioni anche in tribunale con la presidente Elisabetta Garzo e la coordinatrice del settore penale Giovanna Napoletano. Per i reati commessi dopo l’entrata in vigore delle nuove norme non si registrano problemi, perché la polizia giudiziaria sta già informando della necessità di sporgere querela.
Scuote il capo l’Associazione magistrati, sin dal principio estremamente critica verso la riforma. Afferma la pm anticamorra Ida Teresi, componente della giunta dell’Anm guidata da Pina D’Inverno: “Il legislatore avrebbe dovuto avere il coraggio di approvare una seria depenalizzazione, invece ha scelto di rendere molto difficile, se non impossibile, perseguire in concreto molti reati. Il primo effetto sarà che tanti detenuti saranno scarcerati e molti reati diventeranno improcedibili. Ma la riforma avrà a mio avviso altri effetti negativi: le inchieste “di sistema” saranno molto più difficili e le disposizioni sul controllo dei tempi delle iscrizioni nel registro degli indagati faranno implodere numerosi processi”