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di Cristina Bassi

Il Giornale, 23 ottobre 2023

Indagine in 15 strutture: San Vittore è al primo posto nella spesa pro-capite e il Beccaria viene subito dopo. Carceri sedate e detenuti sotto psicofarmaci. Negli istituti di pena italiani c'è un abuso di queste medicine. In particolare si parla di anti psicotici. San Vittore è al primo posto per spesa pro capite e le cose non vanno meglio all'Istituto penale per minorenni (Ipm) Beccaria. L'inchiesta del numero di ottobre di Altreconomia, intitolata «Fine pillola mai», ha raccolto dati inediti di 15 strutture, cioè su un campione di 12.400 detenuti su un totale di 56mila. E Milano è la capitale delle psico-carceri. Gli esperti interpellati dall'autore degli articoli, Luca Rondi, si chiedono: si tratta di cura e salute mentale o di un modo per tenere sotto controllo i detenuti?

I dati (forniti dalle Aziende sanitarie locali e in collaborazione con Antigone) sono del 2022, anno in cui nelle carceri considerate si sono spesi più di 2 milioni di euro in psicofarmaci. Si tratta per la maggior parte, il 60 per cento del totale, di anti psicotici, che si prescrivono per gravi patologie come il disturbo bipolare e la schizofrenia. In cella vengono utilizzati ben cinque volte di più che all'esterno.

«Sono farmaci - spiega Fabrizio Starace, direttore del Dipartimento di salute mentale dell'Azienda unità sanitaria locale di Modena e presidente della Società italiana di epidemiologia psichiatrica - che servono per ridurre sintomi come i deliri e le allucinazioni e sono appropriati per chi ha una diagnosi per psicosi e schizofrenia. Ma a seconda dei dosaggi hanno effetti sedativi importanti: questa spesa così elevata potrebbe essere in parte determinata dal tentativo di evitare una somministrazione più ampia di ansiolitici, come le benzodiazepine, che danno luogo più frequentemente ad abuso e dipendenza». Tuttavia, secondo Antigone, i detenuti con «diagnosi psichiatrica grave» sono meno del 10 per cento. «Stiamo sedando i disturbi o i disturbanti?», chiede Starace.

Nel 2022 è stato San Vittore, che ha 894 presenze annuali in media, il carcere che ha speso di più per ogni detenuto in anti psicotici: 83 euro. E con un aumento del 180 per cento rispetto ai 30 euro del 2018. Se si fa un paragone con la popolazione esterna al carcere, per cui si spendono per gli tessi farmaci 6,6 euro, quello di San Vittore è un valore di 12 volte superiore. Anche se gli autori dell'inchiesta ammettono le differenze tra i due campioni (e i numeri sulla popolazione generale sono del 2021, gli ultimi disponibili, forniti da Aifa a livello regionale), la sproporzione salta all'occhio. Virtuoso invece il caso di Bollate, con 1.300 presenze medie, dove si spendono a questo scopo 6,5 euro, più o meno come all'esterno. Mentre a Opera la cifra è di 10,9 euro, un po' meno del doppio del dato tra la popolazione non detenuta. Per avere un'idea della situazione nazionale, al secondo posto dopo San Vittore c'è il Rocco d'Amato di Bologna, con 41 euro. Sottolinea Michele Miravalle, coordinatore dell'osservatorio sul carcere di Antigone: i penitenziari italiani «sono contenitori di un'umanità in eccesso, di un disagio diffuso rispetto a cui la soluzione più immediata e semplice è quella farmacologica».

Tra i detenuti minorenni il dato del consumo di psicofarmaci resta molto alto. Negli Ipm italiani la spesa pro capite per gli anti psicotici è aumentata tra il 2021 e il 2022 del 30 per cento. Se tra i carcerati adulti è in media di 24,5 euro pro capite, tra i ragazzini è di 19 euro. E anche qui Milano, con il Beccaria, è secondo in classifica (dopo il Ferrante Aporti di Torino): 27,6 euro. «Escludo somministrazioni non oculate, i giovani arrivano già con dipendenze pregresse», spiega a Altreconomia Simone Pastorino, operatore della cooperativa Comunità nuova al Beccaria.