sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Antonella Annese

ledicoladelsud.it, 17 maggio 2022

L’emergenza nelle carceri è ormai all’ordine del giorno. Il quadro che emerge dai dati pubblicati dal XVIII rapporto sulle condizioni della detenzione da parte dell’associazione Antigone, che si interessa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario, è ancora negativo nonostante i reati in diminuzione. Maria Pia Scarciglia, Avvocato e Presidente Antigone Puglia, spiega quali sono i punti critici del nostro sistema penitenziario.

Avvocato, come mai nonostante la diminuzione dei reati negli ultimi due anni si parla ancora di aumento del numero dei detenuti?

“Purtroppo il fatto che i reati diminuiscano e la popolazione detenuta no è una triste verità. La questione è che i detenuti presenti nelle nostre carceri hanno tassi di recidiva molto alti. Si è calcolato che il 62% è alla seconda carcerazione. Questo dimostra che lo strumento carcerario non è la giusta risposta penale o per lo meno non può bastare o non è sufficiente a rispondere a diverse esigente sociali o economiche”.

Quanto è compromessa la situazione nelle carceri italiane?

“Purtroppo la situazione non è per niente buona. Le ultime stime ci dicono che a metà aprile i detenuti erano circa 54.500, di cui 4,2% donne. Un dato interessate riguarda il fatto che gli stranieri permangono nel sistema penitenziario più degli italiani”.

Come mai?

“Perché molti di loro sono senza fissa dimora e non hanno un luogo di riferimento per gli arresti domiciliari”.

Ci sono altri numeri interessanti da analizzare?

“Abbiamo un tasso molto alto di detenuti in custodia preventiva in attesa di giudizio, circa il 31%”.

Secondo Lei, un simile numero è determinato da un iter di giudizio lento?

“Non proprio, l’Italia è tra i paesi che ha il più alto numero di norme. Un’ eccessiva produzione legislativa produce fisiologicamente un ingolfamento della macchina della giustizia. Da questo punto di vista la ministra Cartabia ha colto il senso del problema mettendo in piedi una serie di concorsi per infoltire il comparto della giustizia. Purtroppo però siamo anche un Paese che ricorre moltissimo al carcere rispetto alla media europea”.

Può spiegare meglio?

“Statisticamente chi finisce in carcere ha un tasso di recidiva più alto rispetto a chi sconta la pena in aerea esterna. Un tempo si diceva che il carcere è una “discarica sociale” ed in effetti i dati lo confermano. Purtroppo è lo scotto che paghiamo per l’assenza di un sistema che azzeri le differenze sociali”.

Come si può rimediare?

“Sicuramente con la definizione di un sistema di welfare efficace. Crediamo che sia preferibile, laddove possibile, con soggetti con pene brevi, quindi sotto i 3 anni, si debbano utilizzare misure alternative, come sanzioni pecuniarie o diversamente detentive. Solo così si può evitare che i soggetti entrino nei circuiti penali”.

Secondo la vostra associazione, cosa dovrebbe fare il Governo per limitare l’emergenza?

“Sicuramente rafforzare le misure alternative esterne puntando sul lavoro, la formazione e lo studio. Riteniamo la riforma Cartabia un attimo punto di partenza perché, con quel poco a disposizione, ha potenziato l’area delle detenzioni alternative interessando circa 20.000 persone. Un dato importante che riparte da una visione carcero-centrica che ridà senso alle pene. Chiediamo inoltre che lo Stato si occupi delle persone prima che finiscano in galera”.

Per quanto riguarda la vita all’interno del carcere cosa è necessario migliorare?

“Bisogna assolutamente recuperare il diritto alla salute, che spesso non è garantito, e puntare su programmi di integrazione perché il carcere non deve isolare ma creare le condizioni per il reinserimento nella struttura sociale”.

La pandemia si è abbattuta in maniera inattesa ed ha cambiato alcune dinamiche. Come ha inciso nella vita detentiva?

“Dal punto di vista del carcere ha messo a dura prova tutti. Tuttavia devo ammettere che ha costretto le strutture a puntare sulla tecnologia. Sono stati introdotti i computer per permettere le video chiamate e garantire lo studio, tutte novità che per adesso sono state mantenute. Speriamo in un incremento nell’utilizzo di questi strumenti”.