sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Paolo Pandolfini

Il Riformista, 30 luglio 2023

Un aspetto poco dibattuto è la responsabilità per danno erariale da parte dei giudici. Il tema è stato affrontato dal professore Francesco Fimmanò, in un articolo questa settimana sull’Espresso. Inoltre, nelle scorse settimane è arrivata all’ex pm Di Giorgio la condanna da parte della Corte dei Conti della Puglia a risarcire 150mila euro.

Ma cosa succede se un magistrato “sbaglia”? Tralasciando le conseguenze penali e disciplinari, la responsabilità civile delle toghe è oggi regolamentata dalla legge Vassalli del 1988, poi in parte modificata dalla legge numero 18 del 2015. I magistrati in particolare rispondono dei propri errori, se pur in via “indiretta”, nei casi in cui sussiste una violazione manifesta della legge, anche europea, o per travisamento di fatti o prove. Vi è colpa grave, ad esempio, ogni qualvolta viene emesso un provvedimento cautelare personale o reale senza motivazione o fuori dai casi previsti dalla legge.

Un aspetto poco dibattuto riguarda, invece, la responsabilità per danno erariale. Il tema è stato affrontato dal professore Francesco Fimmanò, ordinario di diritto commerciale e direttore scientifico università delle Camere di Commercio “Mercatorum”, in un articolo questa settimana sull’Espresso. “Il danno consiste nella grave lesione della dignità e del prestigio e dell’autorevolezza dell’Amministrazione della giustizia, determinata da una condotta che abbia inciso su valori primari che ricevono protezione dall’ordinamento costituzionale e da quello finanziario e contabile”, afferma Fimmanò.

Al momento l’unico magistrato condannato dalla Corte dei Conti è l’ex pm tarantino Matteo Di Giorgio. La vicenda di Di Giorgio si interseca con quella di Rocco Loreto, per tre volte sindaco di Castellaneta e per tre volte senatore del Pci-Pds-Ds. Loreto era stato arrestato a giugno del 2001 dall’allora pm di Potenza Henry John Woodcock con l’accusa di calunnia nei confronti proprio di Di Giorgio. Il parlamentare aveva presentato un esposto al Csm, al Ministero della giustizia e alla Procura generale della Cassazione in cui criticava l’operato di Di Giorgio, all’epoca dei fatti in servizio presso la Procura di Taranto. Gli atti - per ragioni di competenza funzionale - vennero trasmessi alla Procura di Potenza che non ritenne credibile quanto era stato rappresentato da Loreto, incriminandolo per calunnia e violenza privata, e ottenendo così dal gip il suo arresto.

Dopo aver trascorso due settimane in carcere, Loreto venne rimesso in libertà in quanto non vi erano prove nei suoi confronti e quindi assolto da tutte le accuse solamente nel 2017. Di Giorgio invece venne condannato a 15 anni (poi ridotti ad 8) per aver interferito nell’amministrazione di Castellaneta, arrivando a provocare lo scioglimento del Consiglio comunale per delle sue mire politiche. Nel 2008 il magistrato si era anche messo in aspettativa per candidarsi al Parlamento e nel 2009 per candidarsi alla provincia di Taranto, non avendo più Loreto come competitor. Fra le tante accuse a suo carico, quella di aver intimorito un imprenditore, al quale fu sequestrato un villaggio turistico, e di aver indotto un’altra persona a non denunciare - per usura - un suo parente. Per tali fatti Di Giorgio era stato arrestato a novembre del 2010. Il Csm nel 2018 aveva disposto la sua rimozione dall’ordine giudiziario.

Nelle scorse settimane è arrivata a Di Giorgio anche la condanna da parte della Corte dei Conti della Puglia a risarcire 150mila euro. Un precedente significativo che va ad aggiungersi all’elenco dei risarcimenti per ingiusta detenzione ed errori giudiziari che negli ultimi trent’anni ha raggiunto l’incredibile cifra di un miliardo di euro. “La quasi totalità di questi importi, vorrei sottolinearlo, grava sulle casse dello Stato dal momento che le azioni di rivalsa sono ben poca cosa e la giustizia contabile pochissimo ha fatto prima della sentenza a carico di Di Giorgio”, puntualizza Fimmanò. Vale la pena di ricordare, infine, che la Corte Costituzionale lo scorso anno ha introdotto nell’ordinamento il risarcimento dei danni non patrimoniali da lesione dei diritti inviolabili dell’uomo anche diversi dalla libertà personale. Vedremo se ci saranno conseguenze per i magistrati che “sbagliano”.