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di Luca Liverani

Avvenire, 14 dicembre 2023

Sono 468 milioni i minori in aree di conflitto, uno ogni sei. Il rapporto di Save the Children “Stop the war on children” e il sito web sulle violazioni. Numeri in crescita nel 2023 per Gaza e Sudan. Un bambino su sei nel 2022 viveva in una zona di guerra, per un totale di 468 milioni di minorenni. Moltissime le vittime di gravi violazioni: 27.638 casi accertati, in media 76 al giorno, un numero aumentato del 13%. Traumi destinati spesso a lasciare profonde tracce nello sviluppo psichico degli adulti di domani. È un quadro allarmante quello che emerge dal rapporto Stop the war on children, pubblicato oggi da Save the Children. Ampia e terribile la lista degli abusi di cui sono vittime i più innocenti tra i civili innocenti: uccisioni e mutilazioni, rapimenti, stupri e violenze sessuali, reclutamento ed utilizzo in forze e gruppi armati, attacchi a scuole e ospedali e diniego di accesso umanitario. Secondo l’ong il numero di queste gravi violazioni su minori ha raggiunto nel 2022 il livello più alto dal 2005, anno in cui sono iniziate le rilevazioni. Grandi numeri, ma che rappresentano solo una piccola parte del totale, poiché alcuni abusi non vengono denunciati, mentre altri - commessi nel 2022 - sono ancora in fase di verifica.

In particolare sono stati 8.647 i bambini uccisi o mutilati, in crescita rispetto agli 8.113 del 2021. Il Paese con più minori uccisi o mutilati, secondo il rapporto del Segretario Generale delle Nazioni Unite, è stata l’Ucraina (1.386), mentre già nel 2022 nei Territori palestinesi occupati 1.134 bambini sono stati uccisi o hanno subito mutilazioni, in particolare nella Striscia di Gaza. Una cifra destinata a salire vertiginosamente nel 2023. La seconda grave violazione per numero di casi registrati è stata il reclutamento e l’utilizzo dei minori nei conflitti: 7.610 gli episodi verificati nel 2022, in crescita del 20% rispetto al 2021. Sul nuovo sito web, lanciato oggi da Save the Children, è possibile mappare queste violazioni sia per luogo, che per tipo e data, con l’obiettivo di rendere per la prima volta disponibili al pubblico dati combinati che mostrino una fotografia esaustiva dei trend rilevati.

Sempre nel 2022, circa 468 milioni di bambine e bambini - uno su sei - vivevano in zone di conflitto (con un aumento del 2,8% rispetto all’anno precedente). L’Africa è l’area col maggior numero assoluto di minori in contesti di guerra, mentre il Medio Oriente - già prima del conflitto in corso a Gaza - registrava la proporzione più elevata, pari a un bambino su tre. Secondo l’analisi di Save the Children sulla base di diversi indicatori, è la Repubblica Democratica del Congo il paese peggiore in cui potesse vivere un minore nel 2022 a causa della guerra, seguito dal Mali e dal Myanmar. Ad essi si aggiungono, in ordine alfabetico altri paesi che ricoprono le prime dieci posizioni, quali: Afghanistan, Burkina Faso, Nigeria, Somalia, Siria, Ucraina e Yemen. E i bambini continuano a essere colpiti anche nei luoghi in cui dovrebbero sentirsi maggiormente al sicuro. Il numero di attacchi a scuole e ospedali è infatti aumentato del 74% in un anno, da 1.323 nel 2021 a 2.308 nel 2022. Dati tragici - sottolinea l’Organizzazione - ma destinati a salire nel 2023 a causa dei continui bombardamenti a Gaza e del conflitto in Sudan, che ha causato la più grave crisi di bambini sfollati al mondo.

“È un momento terribile per essere un bambino in guerra”, dichiara Inger Ashing, Direttrice Generale di Save the Children International: “Le leggi globali che erano state istituite per proteggere i bambini dalle violenze peggiori che potevano essere commesse contro di loro - dice - si stanno sgretolando. Gli attuali trend testimoniano che si sta andando nella direzione sbagliata”. E aggiunge: “Ci aspettiamo che il 2023 non sia migliore, anzi, potremmo raggiungere nuovi tristi record. La crisi umanitaria in Sudan - la più grave crisi di sfollamento sulla terra per i bambini - ha visto uccisioni, orribili violenze sessuali, torture e mutilazioni di minori a livelli che non si vedevano da tempo. Stiamo assistendo al dramma dei bambini a Gaza, costretti a sopportare il peso di un conflitto in cui oltre un milione di giovani vite sono in pericolo. Gli ospedali sono diventati campi di battaglia e le forniture di cibo e acqua sono state interrotte. È necessario un cessate il fuoco definitivo, ora, immediatamente, per fermare le loro sofferenze”.

I bambini consultati per il rapporto chiedono che i decisori garantiscano protezione a tutti i loro coetanei in aree di conflitto. E farlo non è semplice perché, come attesta una dichiarazione del Consiglio dei bambini palestinesi di Gaza, “Quando un razzo cade dal cielo, non fa differenza tra un sasso e un albero, e tra un bambino e un giovane”. “Questi casi accertati rappresentano probabilmente solo la punta dell’iceberg. Ogni bambino che cresce in contesti di guerra potrebbe essere a rischio. Le nostre stime per il 2022 indicano che un bambino su sei vive a meno di 50 km di distanza da almeno un conflitto. La comunità internazionale deve esercitare tutto il suo potere per fare pressione sulle parti affinché rispettino il diritto internazionale e proteggano i bambini”, commenta Gudrun Østby, Professore di ricerca presso il Peace Research Institute di Oslo, che ha collaborato allo studio. Qui il rapporto “Stop the War on Children: Let Children live in Peace”.