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di Luigi Ferrarella

Corriere della Sera, 24 ottobre 2023

Le Rems, ex ospedali psichiatrici giudiziari, dovrebbero accogliere i malati psichici “socialmente pericolosi”: sottodimensionate da inadempienti Regioni, non assolvono alle richieste dei tribunali. Non che ci volesse chissà quale Cassandra, bastava una qualunque persona non adusa a farsi solo il segno della croce per temere che prima o poi ci scappasse il morto: in questo caso una donna, Marta Di Nardo, fatta a pezzi dallo schizofrenico vicino di casa Domenico Livrieri, che da marzo 2022 non era dove sarebbe dovuto stare per i magistrati, e cioè in una Rems, “per mancanza di disponibilità nonostante i ripetuti solleciti del pm alle autorità di competenza”, come constata nella convalida dell’arresto la gip Alessandra Di Fazio.

Più volte su queste colonne si era provato negli anni ad accendere la luce su una lista d’attesa di cui nessuno parla: quella delle persone con disturbi psichiatrici tali da farle ritenere “non imputabili” ma nel contempo “socialmente pericolose”, per le quali la legge non ammette il carcere ma solo “misure di sicurezza detentive” eseguibili unicamente nelle “Rems-Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza”: strutture sanitarie delle Regioni, che in base alle leggi del 2012 e 2014 hanno in teoria sostituito i 6 vecchi Opg-Ospedali psichiatrici giudiziari (ex Ministero della Giustizia) chiusi il 31 marzo 2015 dopo 2 proroghe. In teoria.

In pratica, invece, spesso le Rems, sottodimensionate da inadempienti Regioni, disattendono l’ordine di pm o giudici perché spiegano di non avere più posto per una assistenza decente, indicando al più a distanza di mesi la data alla quale ipotizzano di poter forse “programmare” un posto libero. Impasse che alimenta un vorticoso carteggio tra uffici giudiziari-Rems-Ministeri-Regioni, ciascuno in cerca del pezzo di carta che lo esenti da responsabilità.

Nell’attesa restano nel limbo della libertà queste persone non processabili di solito per condotte serie come lesioni, maltrattamenti in famiglia, stalking, violenza sessuale o tentati omicidi: persone valutate pericolose dagli psichiatri negli atti, spesso dipendenti da droghe o alcol, prive di famiglia e lavoro e casa che possano contenerne la patologia psichiatrica, e del tutto indisponibili ad accettare di sottoporsi a cure. E un altro specularmente opposto limbo è quello dei non imputabili che, trovandosi in carcere nel momento in cui sono dichiarati tali e sono quindi nel contempo scarcerati e sottoposti a misura di sicurezza in Rems, non vengono però poi presi in carico dalle Rems prive di posto, e nell’attesa restano in carcere senza titolo. Con il rischio (tutto a carico dei direttori del carcere e degli agenti di custodia) che si uccidano o che facciano del male agli altri detenuti; e con la certezza di (già più volte verificatesi) messe in mora del governo italiano da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo.