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di Chiara Tadini

ravennatoday.it, 1 luglio 2023

È la difficile situazione riscontrata nella casa circondariale di Ravenna dall’associazione Antigone (che si interessa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario) e fotografata nel Rapporto regionale Emilia-Romagna sulle condizioni di detenzione 2023.

Spazi piccoli, celle buie, pochi poliziotti e ancor meno medici e infermieri. È la difficile situazione riscontrata nella casa circondariale di Ravenna dall’associazione Antigone (nata per la tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario) e fotografata nel Rapporto regionale Emilia-Romagna sulle condizioni di detenzione 2023, a cinque anni dalla precedente edizione.

La nostra regione, si legge nel report, si conferma essere uno dei territori - quantomeno del nord Italia - con il più alto numero di presenze nelle carceri: al 31 dicembre 2022 erano 3.407 i detenuti presenti, di cui 153 donne distribuite all’interno delle cinque sezioni femminili di Bologna, Modena, Piacenza, Reggio Emilia e Forlì, e 1.660 stranieri. E se il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri, come affermava Voltaire già nel diciottesimo secolo, sicuramente c’è ancora molta strada da fare.

Celle piccole e buie: “I detenuti si lamentano del freddo”

Analizzando nello specifico la situazione del nostro carcere (o meglio, casa circondariale), la struttura al 31 maggio 2023 ospitava 74 detenuti, quando la capienza massima è di appena 49 persone, facendo registrare un sovraffollamento del 151%. Bisogna specificare che la capienza di 49 persone, riportata anche sul sito del ministero, si riferisce all’ipotesi di un solo detenuto per cella, mentre secondo lo standard di due detenuti per cella la struttura ravennate risulterebbe avere una capienza di 85 persone.

L’edificio di via Port’Aurea, spiegano da Antigone, presenta storicamente delle criticità a livello strutturale legate alla ristrettezza degli spazi: “Le celle visitate si presentano in condizioni inadeguate, gli spazi risultano angusti e poco luminosi, anche perché le finestre (schermate) sono poste molto in alto. Il wc è separato dalla zona notte, tuttavia nelle celle visitate l’unico spazio disponibile per cucinare è proprio su un piccolo tavolino nello stesso ambiente dove è collocato il wc. Le porte di accesso sono piccole e basse. Le condizioni della pavimentazione del piano terra risultano particolarmente deteriorate. Nel corso della visita un detenuto si è lamentato del freddo nella sua cella, mostrandoci un infisso che non si chiude correttamente. Le celle destinate ad accogliere i nuovi giunti (due con due letti ciascuna) versano in cattive condizioni. Inoltre è presente un ballatoio al secondo piano in cui la mobilità risulta decisamente limitata”.

Le visite effettuate confermano l’assenza, spesso, di significative opere di ristrutturazione o, quantomeno, di manutenzione o ritinteggiatura, continua il report: “Le celle, pur garantendo i 3 metri quadri calpestabili per ogni persona, sono spesso caratterizzate da mobilio vetusto o danneggiato. I bagni spesso presentano evidenti problemi di umidità. Nelle celle visitate il più delle volte non è presente la doccia: è questo il caso del carcere di Ravenna. Le docce comuni si presentano spesso in condizioni indecorose, gravate da importanti danni dovuti a muffa diffusa”.