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di Giovanni M. Jacobazzi

Il Riformista, 16 aprile 2024

L’obiettivo principale è quello di valorizzare esperienze, competenze e modelli di intervento esistenti, inserendoli in un processo di governance multilivello. La sessione plenaria di questa mattina del Cnel dedicata ad un tema da sempre di grande interesse: il lavoro in carcere come deterrente ai casi di recidiva. È ormai ampiamente dimostrata la relazione tra lo status lavorativo di un individuo e le sue possibilità di commettere un crimine. In tale prospettiva è evidente l’importanza delle iniziative di formazione e di occupazione durante l’esecuzione della pena, proprio al fine di agevolare, nel rispetto del dettato costituzionale, il reinserimento dei detenuti nella società.

Il Cnel sul punto ha sottoscritto lo scorso anno un accordo con il Ministero della giustizia che prevede l’istituzione di un “Segretariato permanente per l’inclusione economica, sociale e lavorativa delle persone private della libertà personale”, con lo scopo di promuovere e incrementare l’occupabilità dei detenuti e ridurre in tal modo drasticamente la recidiva. A tal proposito sono stati predisposti dei tavoli di lavoro con il Garante nazionale dei detenuti, la Cassa delle Ammende, la Conferenza dei presidenti delle regioni, l’Anci, l’Ente nazionale del microcredito, la Luiss, Unioncamere, Assolavoro, la Comunità di S. Egidio, la Fondazione San Patrignano. Attraverso il Segretariato si intende, come si legge nel documento di presentazione, “rendere sinergiche e convergenti risorse ed expertise provenienti dagli enti e associazioni, dalle organizzazioni datoriali e sindacali rappresentate nel Cnel, dal mondo dell’impresa e dal terzo settore, per offrire uno snodo di raccordo funzionale per l’attivazione e la facilitazione dei contatti tra Amministrazione penitenziaria e soggetti pubblici, privati e del terzo settore, rivolti alla formazione, anche professionale, e all’inserimento lavorativo dei detenuti e degli ex detenuti”. La giornata, a cui è stato il titolo quanto mai evocativo di “Recidiva zero”, vedrà la partecipazione di numerosi stakeholder pubblici e privati già impegnati nel settore. L’iniziativa punta però ad avere anche una connotazione “operativa”, in quanto, partendo dall’illustrazione degli esiti dell’attività di analisi e osservazione già svolta, proporrà soluzioni rispetto agli ostacoli e alle criticità rilevati ai vari livelli in questi mesi. L’obiettivo prioritario è quindi quello di valorizzare esperienze, competenze e modelli di intervento esistenti, immettendoli in un processo di governance multilivello partendo dal lavoro già in essere dalla Conferenza unificata Stato Regioni attraverso la recente adozione di un protocollo. L’ultimo passaggio sarà poi la definizione di un modello di governance istituzionale per valorizzare il tessuto dei corpi intermedi che a vario titolo, a livello imprenditoriale, sindacale, di volontariato, di cooperazione e impresa sociale, perseguono gli obiettivi di reinserimento sociale e lavorativo delle persone private della libertà personale, al fine di abbattere in tal modo la recidiva. Il Cnel, in altre parole, vuole essere un hub in grado di interconnettere, inquadrandole in un contesto organizzativo efficiente e capillare rivolto all’intera popolazione carceraria, le risorse e le energie vive della società, delle sue forze economiche, sociali e del lavoro, con il “sistema” carcere, attuando i principi di prossimità, congruenza ed equilibro territoriale. Si tratta di “regole di ingaggio” per ridurre limiti temporali e territoriali, sovrapposizioni, dispersione di risorse e eccesso di burocrazia, avviando quindi processi di valutazione di impatto omogenei rispetto ai fabbisogni, agli esiti ed all’efficacia degli interventi.

La cooperazione da parte del Cnel con le istituzioni preposte sul tema del lavoro e della formazione in carcere, ha affermato il presidente Renato Brunetta, deve intendersi come un “luogo dove interessi e responsabilità, diritti e doveri, privato e pubblico, dialogano e fanno sintesi con la voce delle rappresentanze datoriali, sindacali e del volontariato, ma anche delle eccellenze culturali e scientifiche del Paese”.