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di Mario Sensini

Corriere della Sera, 4 agosto 2023

Alla fine saranno quasi 500 mila i nuclei familiari che a dicembre 2022 percepivano il Reddito di cittadinanza e che, dal primo gennaio 2024, non potranno accedere ai benefici dell’Assegno di inserimento, che lo sostituirà. Le stime sono dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, indicano un risparmio per le casse dello Stato di 2,5 miliardi, e quadrano con i dati forniti ieri dalla commissaria dell’Inps, Micaela Gelera, che ha anche fatto ammenda sulle modalità con cui l’istituto, con un sms, ha comunicato a fine luglio la sospensione dell’assegno a 160 mila nuclei familiari (117 mila composti da una sola persona), che ha scatenato un mare di polemiche.

“Il messaggio avrebbe dovuto essere più accurato nei contenuti e nella forma” ha detto la commissaria dell’Inps, che si appresta a comunicare la sospensione, entro la fine dell’anno,ad altri 80 mila assistiti. Tra gennaio e giugno, sono già usciti dai benefici del Reddito 186 mila nuclei familiari. Ai 450 mila nuclei che quest’anno chiuderanno con il Reddito, si sommano altre 100 mila famiglie che saranno escluse perché l’Assegno di inclusione ha limiti di reddito più bassi per l’accesso. In compenso, potranno beneficiare del nuovo meccanismo 50 mila nuclei familiari stranieri, ora esclusi, grazie alla riduzione da 10 a 5 anni del requisito della residenza. Il nuovo Assegno costerà 6,1 miliardi di euro l’anno, e sarà anche un po’ più generoso per gli ex percettori del reddito, in particolare per i nuclei dove ci sono disabili, cui andranno 200 milioni di euro in più.

Dal momento della sua istituzione allo scorso mese di giugno il Reddito è costato 31,5 miliardi di euro, ma secondo la ministra del Lavoro Marina Calderone, “non ha funzionato e dopo oltre 3 anni di operatività, le critiche convergono sulla sua inefficacia come misura di politica attiva”. Senza contare che in quattro anni sono stati scoperti 35 mila cittadini che hanno ottenuto indebitamente il Reddito per un importo complessivo di 506 milioni di euro.

“La risposta alla povertà è il lavoro” ha aggiunto la ministra ieri in Senato, anche se i risultati finora sono scarsi. Secondo l’Anpal, a fine giugno, solo il 28,4% di tutti i beneficiari del Reddito, titolari della Naspi e altri ex disoccupati, avevano trovato un lavoro. Dei 257 mila titolari del solo Reddito iscritti al programma Gol per la formazione al lavoro, solo 108 mila sono stati coinvolti in misure attive. E dei 145 mila che erano stati presi in carico dai centri per l’impiego entro fine 2022, a fine giugno, sei mesi dopo, ne lavoravano appena 20 mila, il 14%.

Il meccanismo di passaggio dal Reddito all’Assegno, che presuppone il dirottamento di altre decine di migliaia di cittadini verso i centri per l’impiego o ai servizi sociali dei comuni, per giunta, non è ancora operativo, perché mancano i decreti per l’avvio della nuova piattaforma telematica, che secondo il ministro saranno pronti a giorni. Mentre il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, invita “a non soffiare sul fuoco”, l’opposizione continua a protestare. Il governo non fa niente per evitare una bomba sociale dice il leader del M5S Giuseppe Conte, che prevede “un autunno caldo” e chiama la minoranza a fare fronte comune. Quello della maggioranza, sul Reddito, è compattissimo. Un po’ meno sulle modifiche al Pnrr, dove le Regioni, comprese quelle del Nord, vogliono certezze sul finanziamento dei progetti usciti dal Piano. La prossima settimana a Roma ci sarà un nuovo incontro col governo.