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di Enrico Marro

Corriere della Sera, 13 febbraio 2023

La stretta sul Reddito di cittadinanza, decisa dal governo con l’ultima legge di Bilancio, unita al rafforzamento dei controlli sembra già aver ottenuto un primo effetto: le famiglie beneficiarie del sussidio sono in calo. Secondo i dati diffusi dall’Inps e relativi a dicembre 2022, il reddito viene erogato a un milione e 45 mila famiglie per un totale di 2 milioni e 350 mila persone. Si tratta di circa 200 mila nuclei familiari in meno rispetto a dicembre 2021, che aveva invece visto un aumento dei nuclei percettori rispetto allo stesso mese del 2020 che, a sua volta, era stato in crescita rispetto a dicembre 2019 (allora le famiglie beneficiarie del Reddito erano 906mila).

La tagliola di luglio - Trarre conclusioni dall’andamento di un solo mese potrebbe rivelarsi azzardato, anche perché nel 2020-21 l’andamento del sussidio è stato fortemente condizionato dalla crisi innescata dalla pandemia, ma la sensazione è che il cambiamento del quadro politico abbia indotto una maggiore cautela nel presentare la domanda, anche in considerazione della maggiore severità dei controlli e delle regole già decisi dal governo Draghi, che ha abbassato da 3 a 2 le offerte di lavoro che possono essere rifiutate dal beneficiario e, soprattutto, ha introdotto il danno erariale in caso di mancata verifica dei requisiti di residenza da parte dei comuni. Solo lo scorso 24 gennaio, inoltre, è stato firmato il protocollo tra Inps e ministero della Giustizia che consente di verificare l’eventuale stato detentivo dei richiedenti il Reddito, prima dell’erogazione del beneficio. Ma più di tutti pesa il fatto che il governo Meloni ha deciso che i cosiddetti “occupabili” tra 18 e 60 anni non potranno più avere il sussidio dopo il prossimo luglio. Una tagliola che starebbe scoraggiando una parte dei potenziali richiedenti.

La parabola dei beneficiari - In attesa di verificare la tendenza con i dati dei prossimi mesi (a gennaio sulla frenata potrebbe incidere anche la necessità di presentare l’Isee aggiornato), va detto che, su base annua, l’andamento del Reddito di cittadinanza ha seguito una parabola. I nuclei familiari beneficiari di almeno una mensilità di Reddito o Pensione di cittadinanza sono stati 1,1 milioni nel 2019, anno di debutto del sussidio, per un totale di 2,7 milioni di persone coinvolte. Nel 2020, anche sulla spinta della crisi innescata dal Covid, la platea è aumentata a 1,6 milioni di famiglie, per un totale di 3,7 milioni di persone coinvolte. I numeri sono saliti ulteriormente nel 2021: infatti i nuclei beneficiari di almeno una mensilità sono risultati quasi 1,8 milioni, per un totale di poco meno di 4 milioni di persone coinvolte. Nel 2022, invece, già prima dell’arrivo del governo Meloni, è cominciata la flessione: 1,7 milioni di nuclei per un totale di 3,7 milioni di persone. Andamento analogo anche per le revoche dal sussidio, passate da appena 864 nel 2019 (ma il Reddito partì da aprile) al picco di 107mila nel 2021 per scendere a 72mila nel 2022. E così per le famiglie decadute dal diritto, salite da 79mila nel 2019 a 344mila nel 2021 e poi calate a 268mila l’anno scorso.

Che ne sarà degli “occupabili”? - Detto questo, decisa la stretta, l’esecutivo Meloni non ha ancora dato seguito alle disposizioni che dovrebbero accompagnare la fine del Reddito per gli “occupabili”. Manca il piano formativo che dovrebbe coinvolgere queste persone in corsi di aggiornamento e preparazione all’inserimento lavorativo. Di conseguenza manca anche il previsto controllo sulla presenza obbligatoria a tali corsi da parte delle Regioni che dovrebbero comunicare all’Anpal i nominativi di chi non partecipa, così da disporre la decadenza dal sussidio. Manca il protocollo tra i ministeri del Lavoro e dell’Istruzione per organizzare la formazione scolastica per i percettori del Reddito sprovvisti di titolo di studio dell’obbligo. Manca la nuova definizione di offerta congrua di lavoro, dopo che la legge di Bilancio ha disposto che basta anche un solo rifiuto per perdere il sussidio. Infine, nulla si sa di cosa sostituirà il Reddito di cittadinanza per i cosiddetti occupabili che perderanno l’assegno ma non avranno trovato un lavoro.