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di Pino Nano

primapaginanews.it, 9 maggio 2022

L’Unione delle Camere Penali Italiane e il suo Presidente Giandomenico Caiazza denunciano la “gravissima assenza di informazione sui referendum, in particolare modo da parte del servizio pubblico radiotelevisivo, che lede il diritto costituzionale dei cittadini elettori a conoscere per deliberare, e rende inattendibile l’esito della consultazione”.

Il 12 giugno - ricorda il giurista - i cittadini italiani saranno chiamati ad esprimere il proprio voto su cinque referendum in materia di giustizia, anche se non può essere esclusa la possibilità che, in caso di definitiva approvazione della legge di riforma dell’ordinamento giudiziario, alcuni dei quesiti proposti vengano ritenuti non più oggetto di consultazione. “Il passaggio istituzionale è quanto mai incerto non essendo ad oggi possibile prevedere se la reazione dell’Associazione Nazionale Magistrati riuscirà, magari all’ultimo minuto, a svuotare di reale significato la pur timida riforma licenziata dalla Camera dei Deputati”.

Dunque, tra poco più di un mese si terrà in una sola giornata il voto referendario, ma ad oggi è assente qualsiasi dibattito politico sui quesiti. Gli organi di informazione - sottolinea il presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane - e i Social Network non se ne occupano “privando così l’opinione pubblica della necessaria informazione. La RAI viene clamorosamente meno al proprio ruolo di servizio pubblico della informazione. La sensazione è che le stesse Forze Politiche che hanno concorso alla campagna referendaria non abbiano interesse alla discussione, probabilmente anche per la mancanza di coerenza politica tra le posizioni espresse in materia di giustizia nel corso della Legislatura e alcune delle indicazioni referendarie”.

Giandomenico Caiazza non conosce mediazioni e quando c’è da difendere un principio costituzionale va giù dritto come una macchina da guerra: “L’UCPI - contesta duramente-non è stata coinvolta dai promotori nella elaborazione dei quesiti ed ha avuto modo di esprimere le proprie perplessità su alcune delle formulazioni referendarie che sono risultate non sempre immediatamente intellegibili rispetto all’obbiettivo dichiarato”.

In ogni caso una considerazione si impone. E su questo non ci sono dubbi di nessun genere: “Aldilà dello schieramento proponente e della qualità dei quesiti, quando la proposta di referendum raggiunga il numero di sottoscrizioni richiesto o veda l’adesione degli attori Istituzionali ai quali la Costituzione consegna l’iniziativa referendaria, i cittadini meritano una informazione adeguata per poter consapevolmente esercitare il diritto di voto”. L’accusa alla RAI è forte, è diretta, è anche ampiamente motivata.

Per il leader dell’Unione Camere Penali “Il silenzio della informazione, soprattutto da parte del servizio pubblico, è un fatto di inaudita gravità, che pregiudica il diritto dei cittadini ad essere informati, e al contempo, altera il significato ed il valore della consultazione, rendendo di fatto inintelligibile il senso ed il valore della volontà che il corpo elettorale esprimerà in questa importante occasione referendaria”.

Da qui l’invito finale. La Giunta dell’Unione invita le Camere Penali territoriali a dare vita o a partecipare con impegno ad ogni iniziativa di dibattito e di informazione della pubblica opinione che possa contribuire,” pur nelle condizioni già proibitive che vanno determinandosi, alla consapevole espressione ed alla affermazione di una diffusa volontà di sostegno delle proposte referendarie di riforma in senso liberale della giustizia nel nostro Paese”.

Si coglie con mano che per Giandomenico Caiazza e per l’Unione delle Camere Penali che lui guida si apre da oggi una battaglia di grande respiro istituzionale, di cui certamente sentiremo parlare nelle settimane che verranno. Noi stiamo dalla sua parte.