sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Andrea Gagliardi

Il Sole 24 Ore, 5 dicembre 2023

Processo è stato fissato il prossimo 20 febbraio davanti alla Corte d’Assise della Capitale. Nei confronti degli imputati, a seconda delle posizioni, le accuse sono di concorso in lesioni personali aggravate, omicidio aggravato e sequestro di persona aggravato.

Il gup di Roma ha rinviato a giudizio i quattro 007 egiziani accusati del sequestro e dell’omicidio di Giulio Regeni avvenuto al Cairo tra il gennaio e il febbraio del 2017. Il processo è stato fissato dal giudice Roberto Ranazzi al prossimo 20 febbraio davanti alla Corte d’Assise della Capitale. Nei confronti degli imputati, a seconda delle posizioni, le accuse sono di concorso in lesioni personali aggravate, omicidio aggravato e sequestro di persona aggravato. “Ringraziamo tutti, oggi è una bella giornata”. Così Paola Deffendi, la madre di Giulio Regeni, dopo la decisione. Il processo si è sbloccato dopo che il 27 settembre la Consulta ha stabilito che non esiste nessuna immunità per il reato di tortura e che non è accettabile la paralisi del processo

Presidenza del Consiglio sarà parte civile - La Presidenza del Consiglio dei Ministri è stata ammessa come parte civile nel procedimento a carico di quattro 007 egiziani accusati di avere torturato e ucciso Giulio Regeni nel 2016. Lo ha deciso il gup di Roma che dovrà vagliare la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal Procuratore aggiunto Sergio Colaiocco per gli imputati.

Regeni: Pm Roma, il processo non sarà un simulacro - “L’assenza degli imputati non ridurrà il processo ad un simulacro. Poter ricostruire pubblicamente in un dibattimento penale i fatti e le singole responsabilità corrisponde ad un obbligo costituzionale e sovranazionale. Un obbligo che la Procura di Roma con orgoglio ha sin dall’inizio delle indagini cercato di adempiere con piena convinzione”. È quanto ha sostanzialmente affermato in aula il procuratore aggiunto, Sergio Colaiocco, nel corso dell’intervento con cui ha chiesto il rinvio a giudizio per quattro 007 egiziani accusati del sequestro e dell’omicidio di Giulio Regeni.

I membri dei servizi egiziani mandati a processo - Il 4 dicembre 2018 la Procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati cinque uomini, membri dei servizi segreti civili e della polizia investigativa egiziani, per concorso in sequestro di persona. Sono il generale Sabir Tareq, i colonnelli Usham Helmy e Ather Kamal, il maggiore Magdi Sharif e l’agente Mhamoud Najem. Mentre il 25 maggio 2021 il gup Pierluigi Balestrieri manda a processo i quattro 007 dell’Egitto.

Il processo in Corte d’Assise inizia il 14 ottobre 2021. Ma i giudici, annullano il rinvio a giudizio per gli 007, perché bisogna rendere effettiva e non solo presunta la conoscenza agli imputati del procedimento a loro carico. L’11 aprile 2022 il gup sospende il processo, e il pm ricorre in Cassazione contro lo stop. La Cassazione rigetta il ricorso. Il 31 maggio 2022 il gup, accogliendo la richiesta della Procura, invia gli atti alla Consulta.

Consulta sblocca processo: non c’è immunità per tortura - Il 27 settembre 2023 la Consulta sblocca il processo Regeni stabilendo che non c’è nessuna immunità per il reato di tortura. Pertanto non è accettabile la paralisi del processo. Il “dovere di salvaguardare la dignità umana” impone allo Stato italiano di accertare con un processo se sia stato commesso da parte di agenti pubblici il reato di tortura che ha una “radicale incidenza” proprio su questo bene. E ancora: “Non è accettabile, per diritto costituzionale interno, europeo e internazionale” la paralisi senza fine del processo per l’impossibilità di notificare gli atti a causa della mancata cooperazione del Paese di appartenenza degli imputati. Perché questo ostacolo determina “un’immunità de facto” che offende la vittima, il principio di ragionevolezza e gli standard di tutela dei diritti umani recepiti e promossi dalla convenzione di New York. È questo il cuore della sentenza con cui la Corte costituzionale ha interrotto la stasi del processo per l’omicidio, il sequestro e la tortura di Giulio Regeni, sancendo che il giudizio davanti alla Corte d’assise di Roma a carico degli 007 egiziani si può e si deve celebrare, nonostante sia stato impossibile notificare loro gli atti a causa dell’ostruzionismo delle autorità del Cairo, che non hanno mai fornito i loro indirizzi.