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di Francesco Tiziano

Gazzetta del Sud, 5 novembre 2023

I motivi della sentenza del Gup: “Dalla videosorveglianza si vede chiaramente come restano sempre fermi”. Prosciolti “perché gli elementi acquisiti non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna”. È questa la motivazione con cui il Gup di Reggio Calabria, Vincenzo Quaranta, ha dichiarato “non luogo a procedere” nei confronti di sei agenti di Polizia penitenziaria in servizio alle carceri reggine “San Pietro” dove il 22 gennaio 2023 sarebbe stato pestato, e sottoposto a tortura, un detenuto napoletano.

Sentenza che la Procura ha appellato; e disposto il processo (il via davanti al Tribunale collegiale di Reggio il prossimo 20 novembre) per l’ex comandante e cinque agenti penitenziari, oltre a un medico ed un infermiere (avendo secondo gli inquirenti affermato il falso “ostacolando e sviando le indagini in ordine al pestaggio del detenuto”).

Per il Gup di Reggio i sei agenti non hanno usato violenza seppure presenti nelle incandescenti fasi della presunta sopraffazione fisica e morale: “Si deve evidenziare come sia provato che gli stessi non abbiano in nessun momento della gestione operativa compiuto atti di violenza in danno del detenuto; risulta come non abbiano nemmeno minimamente sfiorato il Peluso dal punto di vista fisico”. Presenti, operativi nell’adempiere alle direttive del loro comandante, ma non violenti: “Per gli imputati prosciolti vi è la sola partecipazione alle fasi operative, una presenza passiva, talora più vicini ai punti in cui il Peluso veniva colpito dai loro colleghi e talora a distanza da tali punti”.