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di Ambra Prati

Gazzetta di Reggio, 16 febbraio 2024

“Sono 290 i detenuti (pari alla capienza massima a pieno regime, ma con due sezioni chiuse per ristrutturazione dovrebbero essere al massimo 200), dei quali 15 donne e 128 stranieri. Con 190 unità la polizia penitenziaria è sotto organico di cinquanta agenti (sulla carta dovrebbero essere 246, numero mai raggiunto), i quali sono presenti in numero doppio nelle sezioni di salute mentale dove svolgono un compito improprio”. Sono questi i numeri, snocciolati dall’onorevole Pd Andrea Rossi, che fotografano lo stato dell’arte del carcere di Reggio Emilia.

Nella mattinata di ieri una delegazione dei vertici Pd - formata da Rossi, il senatore Graziano Delrio, il sindaco Luca Vecchi, il consigliere regionale Federico Amico e capitanata dalla responsabile nazionale Giustizia del Pd Deborah Serracchiani - ha visitato la struttura di via Settembrini sull’onda del tema caldo degli istituti penitenziaria. Nel primo pomeriggio l’incontro nella sede del partito, per fare il punto su un tema che - al netto delle inchieste giudiziarie - è diventato terreno di scontro politico.

Una visita annunciata, com’è prassi in questi casi, ma “siamo andati a fare un’ispezione non una passerella”, è stata la stoccata di Serracchiani. “Abbiamo parlato con la polizia penitenziaria e con i detenuti per capire come possono assicurate condizioni di via e di lavoro dignitose”. Dal punto di vista della logistica, ha spiegato Serracchiani, “abbiamo visto l’infermeria: nella parte della reclusione non c’è una infermeria apposita ma i medici hanno detto che i servizi ci sono. Altri aspetti carenti riguardano “gli spazi inadeguati con le celle che mancano di bagni e docce singole, il sovraffollamento della popolazione detenuta, la carenza di organico degli agenti penitenziari e la penuria di medici e psicologi”, oltre “alla necessità di adeguare l’impianto antincendio per il quale servono risorse”.

Un’altra criticità della popolazione carceraria in sovrannumero è la varietà delle tipologie dei reclusi, ognuna con esigenze peculiari, che “rendono indispensabile evitare la promiscuità”: dai transgender agli psichiatrici, con parecchi detenuti che tradizionalmente arrivano a Reggio da altri regioni dove mancano spazi appositi. Ma esistono anche gli aspetti positivi come i progetti della sartoria e della falegnameria e “spazi innovativi come la ludoteca, pensata per rendere più accogliente per i bambini il penitenziario, quando incontrano i genitori che vi sono ristretti”. E “finalmente a marzo arriveranno altri due “addetti per i trattamenti” (per i progetti sociali e di formazione) che saliranno così a cinque”.

“Come Partito Democratico abbiamo messo il carcere al centro del nostro interesse e della nostra iniziativa legislativa e politica, facendone una delle nostre priorità. Lo è sempre stato ma ancora di più in questo momento storico in cui, ad esempio, il numero dei detenuti si avvicina ormai drammaticamente a quello che ha portato alla condanna dell’Italia davanti alle corti internazionali - ha detto Serracchiani - Siamo molto preoccupati di come il Governo si sta muovendo, tra l’altro peggiorando sensibilmente la situazione già seria delle carceri italiane. Siamo consapevoli del fatto che i problemi vengono da lontano, ma adesso si stanno acuendo”.

Ad esempio, ha ricordato Serracchiani, “dall’inizio di questa legislatura il Governo ha già messo in campo più di dieci nuovi reati e ha inasprito le pene di reati anche lievi. Solo col decreto Caivano la magistratura ci dice oggi che entrerà il 20% in più di detenuti, il che significa che da una parte stanno aumentando gli ingressi in carcere ma dall’altra nulla si sta facendo sulle pene cosiddette pene sostitutive e le misure alternative. Anzi, mi verrebbe da dire che c’è quasi un disincentivo a che queste vengano messe in atto”. La parlamentare dem ha ricordato alcune proposte lanciate dal Pd per alleggerire la situazione detentiva: “Siamo sottoscrittori insieme all’onorevole Magi di una proposta per realizzare le case territoriali intermedie, che sono quegli istituti per ospitare i detenuti che hanno un fine pena inferiore ai dodici mesi”.