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di Alessandra Codeluppi

Il Resto del Carlino, 22 luglio 2023

Ieri gli ultimi interrogatori di garanzia per i 14 poliziotti penitenziari indagati. A fornire la sua versione, quello che avrebbe bloccato un piede del detenuto. Uno degli agenti penitenziari finiti sott’inchiesta per il presunto pestaggio al detenuto in carcere, datato 3 aprile, ha deciso di rispondere alle domande del giudice. L’unico a farlo, tra tutti i colleghi indagati.

Ieri, durante l’interrogatorio di garanzia di fronte al gip Luca Ramponi, ha respinto gli addebiti. Lui, un giovane, è uno degli otto uomini indagati per l’ipotesi di tortura e sospesi per un anno dai pubblici uffici. Per altri due lo stop dura dieci mesi. Tra loro, cinque sono stati raggiunti anche dall’obbligo di firma. Gli uomini sott’inchiesta sono in tutto quattordici.

Così il pm ha descritto una delle fasi della contestata aggressione, immortalata nel video: “Un agente si inginocchia con tutto il proprio peso sulla parte bassa della schiena del detenuto, riverso a terra in posizione prona. Un altro mette il piede destro sulla sua caviglia sinistra, mentre un terzo agente gli blocca la caviglia con la mano sinistra. A quest’ultimo, un poliziotto graduato fa cenno di mettere la propria scarpa sul piede del detenuto: l’agente provvede”. Il poliziotto che ieri ha rotto il silenzio è colui che, nella descrizione, ha messo il piede sulla caviglia del 40enne e poi la scarpa sul suo piede.

In un altro punto dell’ordinanza cautelare, è indicato come colui che “tiene fermo il piede destro del detenuto mentre viene colpito a terra con calci e pugni”. Davanti al gip ieri l’agente ha parlato per mezz’ora, dicendo di essersi trovato lì mentre era di passaggio. “Non ho commesso alcuna violenza - sono i concetti da lui espressi -. Non l’ho mai picchiato, né offeso. Quando ho appoggiato la scarpa, non ho usato la forza. E mentre l’ho tenuto fermo, con modi regolari, nessuno lo ha aggredito”.

Il suo avvocato difensore Sinuhe Curcuraci sostiene che il video “è stato interpretato male” e ha chiesto al gip la revoca della misura interdittiva, sostenendo che non vi siano esigenze cautelari. Sette, in tutto, gli agenti sfilati ieri davanti al gip: a parte il giovane, tutti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, così come i tre che erano stati convocati lunedì. L’avvocato Federico De Belvis assiste tre poliziotti comparsi ieri in tribunale: “Mi riservo di ricorrere al Riesame”. Uno è seguito dall’avvocato Alessandro Conti, un altro suo collega dall’avvocato Carmen Pisanello che rimarca un dettaglio del video: “Alla fine del filmato si vede il detenuto estrarre dalla bocca un oggetto che non si capisce cosa sia e che lui appoggia sull’inferriata della chiusura della cella. Ritengo sia un elemento importante perché in carcere talvolta succede che alcune cose siano nascoste nei posti più impensabili: è dunque possibile che quell’oggetto fosse stato ben inserito dentro la sua bocca. In questa vicenda non si parla di una lametta intera, e comunque a volte i detenuti si procurano pezzetti di metallo da bombolette spray, che poi conservano. È dunque importante studiare tutti gli atti nel dettaglio e valorizzare quest’elemento in modo adeguato”.