di Nicola Bonafini
Il Resto del Carlino, 3 settembre 2024
Il fratello della moglie di Saddiki, morto impiccato in cella: “L’aveva sentito mercoledì e contava i giorni per uscire. Aveva preso il diploma da cuoco e stava mettendo via i soldi”. “Saddiki? Era l’uomo più tranquillo che ci fosse. Ce l’hanno detto tutti gli operatori del carcere con cui abbiamo parlato che non aveva mai dato un problema. E poi, come fa un uomo di 1.90, quasi 2 metri, a togliersi la vita impiccandosi con una maglietta alle grate della porta della cella?” (in realtà pare si trattasse delle grate della finestra; ndr). I famigliari non credono alla versione del suicidio. Saddiki, il marocchino di 54 anni, sposato, padre di due figli (avuti da una precedente compagna), è l’uomo che nella serata di giovedì si sarebbe tolto la vita impiccandosi nella cella dove era rinchiuso, dopo una lite scoppiata col suo compagno, da cui era stato separato, lasciandolo solo in cella. Una versione, quella del gesto volontario, che non convince la moglie Suuad, 36 anni, attualmente in Marocco, né le famiglie dell’uomo e della consorte. Ad esplicitare tutto questo è il fratello della moglie di Saddiki Tarik, Baissiri, che racconta gli ultimi giorni del 54enne extracomunitario e i punti ‘oscuri’ della versione suicidaria.
Signor Baissiri, perché, dal vostro punto di vista, la visione di un suicidio puro e semplice non è esaustiva?
“Perché né mia sorella (la moglie di Saddiki, ndr), né gli altri membri delle nostre famiglie che hanno potuto parlare con lui nei giorni precedenti, hanno avuto la netta percezione che ci fosse qualcosa che non andasse. Anzi, era estremamente sereno e positivo”.
Andiamo con ordine. Quando è stata l’ultima volta che sua sorella e il marito si sono sentiti?
“Mercoledì della scorsa settimana. Esattamente un giorno prima di quando gli eventi sono precipitati”
Come è stata quella conversazione?
“Estremamente serena. Saddiki stava raccontando alla moglie che dopo aver frequentato un corso da cuoco in carcere e averne conseguito il diploma, stava dando una mano a cucinare i pasti dentro al carcere e si stava dando da fare per fare ulteriori lavori all’interno per guadagnare qualche soldo per sostentare lei e i suoi figli (che abitano a Reggio, ndr)”.
Insomma, nulla che lasciasse presagire un gesto estremo. È così?
“Assolutamente no. Anche perché lui stava ‘contando i giorni’ che lo separavano dall’uscire. Diceva a Suuad che tra Natale e il Primo dell’anno sarebbe potuto tornare in libertà (in realtà sarebbe andato ai domiciliari, ndr) e costruirsi una nuova vita, imparando dagli errori commessi prima. Questo il mercoledì. Poi giovedì sera, saranno state le 22.30, 23 circa, hanno chiamato dal carcere per dirci che era morto. Da non credere. Poi ci sono altri dettagli che non ci tornano”.
Quali?
“Saddiki è un uomo di 1.90 metri di altezza. Come può essersi impiccato alle grate della porta del carcere? Con una maglietta fatta a pezzi? Come sarebbe fisicamente possibile?”
Pare che poco prima abbia litigato col suo compagno di cella…
“È ciò che sappiamo anche noi. Però sappiamo anche che in tutto il suo periodo in carcere non ha mai litigato con nessuno e non ha mai creato un problema disciplinare”.
Si può dire, quindi, che non credete fino in fondo all’ipotesi del suicidio?
“Esatto. Anzi, chiediamo che la Procura faccia tutto il possibile per arrivare a fare piena luce su quanto accaduto. Di poter acquisire e valutare la videosorveglianza interna al carcere e a fare tutto quanto è in suo potere per arrivare alla verità”
Perché il marito di sua sorella era finito in carcere? Si legge di un cumulo di pene per furti, rapina e resistenza a pubblico ufficiale…
“Saddiki era il primo ad essere consapevole di aver sbagliato e di averlo fatto più di una volta. Purtroppo quando arrivi in Italia senza documenti e con una famiglia da mantenere, è difficile che qualcuno ti dia un lavoro o un tetto sotto cui stare. Ovviamente se era finito in carcere, è perché non si era comportato come doveva. Ma aveva capito. Era pronto a ricominciare. E quella telefonata di mercoledì ne è una testimonianza sincera”.
Infine, come sta la moglie e le vostre famiglie? Come stanno vivendo questo lutto?
“Male. Molto male. Proprio perché al di là della perdita che è enorme, sono le circostanze che non convincono. E questo aspetto non fa altro che aggiunge angoscia a un dolore fortissimo”.