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di Gabriele Gallo

Il Resto del Carlino, 27 agosto 2023

La delegazione del Partito Radicale ha visitato il carcere di Reggio Emilia, riscontrando situazioni di eccessivo sovraffollamento e un organico sottodimensionato. Le condizioni igienico-sanitarie sono migliorate, ma c’è ancora scarsa possibilità di partecipare alla socialità del carcere.

Un’isola abbastanza felice, rispetto ad altre realtà. Ma il carcere di Reggio le sue criticità le ha e c’è la ferma intenzione di vigilare, una volta che la struttura di via Settembrini tornerà a pieno regime, affinché non si verifichino nuove situazioni di eccessivo sovraffollamento. Questa, in sintesi, la valutazione complessiva fatta dalla delegazione del Partito Radicale, ieri in città per il consueto ciclo di visite ai penitenziari italiani.

Un tour durato più di tre ore nel quale i quattro esponenti del movimento fondato da Marco Pannella e tutti membri del Consiglio Generale - Gemma Gasponi, avvocato del foro di Bologna, Monica Mischiatti, Silvia de Pasquale e Fausto Forti - hanno avuto modo di visitare le sezioni del carcere. “Premesso che si tratta di un penitenziario a gestione complessa, perché ha tante sezioni e di tipo diverso - afferma Gemma Gasponi - se mi chiede come abbiamo visto il carcere, le rispondo che vi abbiamo visto la speranza. La speranza che gli interventi strutturali previsti, che vanno a realizzare importanti migliorie dopo che per anni la struttura è stata a lungo abbandonata, siano un investimento per una decorosa vita quotidiana dei carcerati e degli operatori”.

Anche la struttura carceraria reggiana non sfugge a un retaggio atavico del sistema italiano. “L’organico è sottodimensionato - precisa la Gasponi - la pianta organica prevedrebbe 210 agenti, ma in servizio ne risultano 140, e questo non va bene. Non è stato ancora nominato un vicedirettore, sicché il peso delle situazioni ricade tutto sulla direttrice, Lucia Monastero, la quale però ha la reggenza di altri due carceri. E questo non aiuta”. In tema di reparti viene segnalata una pulizia “più che decorosa” e spazi “non certo ampi ma, rispondenti alle norme di legge e dove i detenuti hanno maggiore spazio vitale rispetto, per esempio, a Bologna”. Nella nostra città, per capirci, “la maggior parte delle celle vede due ospiti, e dunque i parametri base sono rispettati, si sta più comodi che in altre realtà, insomma”.

Il polo medico e sanitario, hanno valutato i Radicali, è invece un reparto dai due volti. “È organizzato in maniera adeguata per personalità e gestione delle competenze - dice Monica Mischiatti - è questo è un valore positivo. Ma proprio per questo qui vengono mandati detenuti da altre carceri, con un sovraccarico importante di lavoro”. La delegazione si è trattenuta parecchio nella sezione che ospita i condannati transessuali, unica in Emilia-Romagna: “Le ospiti sono contente per la pulizia e sono migliorate le condizioni igienico-sanitarie, lamentano però l’ancora scarsa possibilità di partecipare alla socialità del carcere e ad attività dentro il medesimo”.

Viene portato ad esempio il laboratorio di falegnameria: “Ben attrezzato e al quale vengono affidate anche commesse esterne” e segnalato il disagio legato all’organizzazione di corsi da parte di operatori esterni: “È vero che i bandi regionali prevedono che si possano attuare solo in presenza di un determinato numero di iscritti, ma questo limita la possibilità di accedervi alle detenute donne (“appena” 11 a “La Pulce”, ndr).