sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Silvia Proietti

piuculture.it, 7 luglio 2023

Il tema delle Rems interroga la complessa questione della gestione della salute mentale in Italia dentro e fuori dal carcere. 632 persone sono attualmente ospitate nelle 31 Rems sorte sul territorio, e 675 sono in lista di attesa: questi i dati che emergono dall’ultima Relazione annuale al Parlamento del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale.

Le Rems, Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, sono state istituite con la Legge 81/2014 a seguito della definitiva chiusura nel 2013 degli OPG, Ospedali Psichiatrici Giudiziari, un “residuo manicomiale” sopravvissuto alla legge Basaglia definitivamente accantonato dopo anni di scandali e denunce in ambito nazionale ed europeo. “Con le Rems si è venuta a risolvere quell’ambiguità tra tutela della salute ed esigenza securitaria che caratterizzava gli OPG, in cui gli internati venivano trattati nello stesso tempo da malati e da normali detenuti sottoposti alla vigilanza della polizia penitenziaria”, spiega Michele Miravalle di Antigone.

Le Rems sono strutture di un masssimo di 20 posti letti, gestite interamente da personale sanitario, deputate a ospitare persone non imputabili perché incapaci di intendere e di volere al momento dell’esecuzione del reato e, secondo una nozione ormai obsoleta, definite socialmente pericolose. Attualmente la capienza totale di posti letto ammonta a circa 650 unità. “Le Rems dovrebbero configurarsi come una tappa temporanea all’interno di un percorso di riabilitazione, che inizia con la presa in carico da parte dei servizi socio-sanitari territoriali sulla base di un Piano terapeutico riabilitativo individualizzato (PTRI).

In questo senso diventano una delle tante opzioni di gestione del paziente psichiatrico colpevole di reato, equiparabile a quelle offerte dall’universo delle comunità riabilitative. Ma senza un ruolo forte dei servizi sanitari territoriali e senza un’effettiva presa in carico c’è il rischio di riproporre l’ambiguità del modello OPG, soprattutto in assenza di una seria volontà di un aggiornamento del codice penale. In un contesto come quello italiano, contraddistinto da uno dei più bassi livelli di spesa pubblica in salute mentale in Europa, si tratta di un problema non da poco”.

Liste di attesa: problema o tutela? Tra i destinatari di un provvedimento di ricovero in Rems figurano sia persone accolte in misura di sicurezza provvisoria - cioè ancora in attesa di sentenza definitiva - che in misura definitiva. Secondo i dati dell’ultima Relazione al Parlamento del Garante nazionale il 46,7% degli attuali ospiti di Rems sono in misura di sicurezza provvisoria, contrariamente al principio per cui le Rems dovrebbero accogliere prioritariamente persone destinatarie di una misura definitiva.

“Questa questione è strettamente correlata all’altro grande tema delle liste di attesa. Bisognerebbe infatti chiedersi: quanti dei destinatari di misura provvisoria attualmente in Rems avrebbero potuto essere assegnati a comunità terapeutiche? Allo stesso modo: quante delle attuali persone in lista di attesa, nella maggior parte dei casi ospitate in comunità terapeutiche, potrebbero venire confermate nelle stesse comunità ospitanti? Prerequisito per questo ragionamento, tuttavia, è una seria presa in carico sul piano sanitario - soltanto per il 46% dei pazienti accolti in Rems è stato redatto un piano terapeutico riabilitativo, ndr - che permetta al magistrato di poter valutare la soluzione migliore.”

La presenza di nutrite liste di attesa, che a prima vista può apparire come una stortura del sistema sanitario italiano, a ben guardare assume un risvolto, se non totalmente positivo, quantomeno ambivalente. “Le liste di attesa molto lunghe sono legate al proposito di non superare il limite massimo di 20 posti letto per struttura, derogato solo dal sistema poli-modulare di Rems di Castiglione delle Stiviere, in Lombardia, che ospita 156 pazienti, cioè il 27,4% del totale degli internati italiani. L’imposizione di questo limite è una novità importante se confrontata con il cronico affollamento cui sono sottoposte le carceri italiane”.

Salute mentale e carcere nel dibattito pubblico - Quello delle Rems è un universo composito, caratterizzato da una varietà di soluzioni. Sebbene gestite interamente a livello sanitario, per quanto riguarda le attività di sicurezza e vigilanza esterna si avvalgono di specifici accordi con le prefetture stabiliti a livello locale. Molte le soluzioni adottate: si va dalle strutture inserite in un contesto urbano a quelle costruite lontano dai centri abitati; da quelle con poche restrizioni a quelle che mostrano un approccio più securitario.

Le Rems restano, come riconosciuto dallo stesso Garante nazionale, ancora “acerbe nel dibattito pubblico”. A favorire questa scarsa attenzione al fenomeno concorre il loro porsi a confluenza di due grandi rimossi dal discorso pubblico: il carcere, tema dominato quasi esclusivamente dall’ossessione securitaria, che trova piena manifestazione nel noto adagio del “buttare via la chiave”; e il problema della tutela della salute psichica, che sembrava essersi affacciato all’orizzonte nei duri mesi della pandemia per poi scomparire al rientrare dell’emergenza sanitaria. Secondo i dati del XVIII Rapporto Antigone, il 40,4% dei detenuti nelle carceri italiane è sottoposto a terapia psichiatrica. Analogamente fuori dal carcere, secondo il Mind Health Report 2023 redatto da AXA, soltanto il 18% degli italiani dichiara di trovarsi in uno stato di pieno benessere mentale: si tratta del valore più basso, insieme a quello del Giappone, tra 16 paesi analizzati.