sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Claudio Bozza

Corriere della Sera, 30 gennaio 2023

Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Consulta e ministro della Giustizia nel governo Prodi, siamo davanti a una pericolosa escalation degli anarchici. Che fare?

“Queste violenze vanno affrontate e represse, nella legalità e con tutti i mezzi che lo Stato riterrà necessari per fermare questi atti inammissibili. Vorrei risponderle con le parole di Aharon Barak, già presidente della Corte suprema israeliana: “Lo Stato può e deve difendersi con una mano legata dietro la schiena, ma, nel più rigoroso rispetto e fermezza della legalità, con l’altra mano deve usare tutti gli strumenti a sua disposizione”.

Gli anarchici della Fai-Fri, la frangia più violenta che fa riferimento a Cospito, chiedono che al loro leader sia revocato il 41 bis. Crede sia possibile una trattativa?

“Nessuna trattativa è possibile in queste condizioni. Con la violenza non si tratta, specie in materia di giustizia”.

Lei è uno dei firmatari dell’appello “salviamo la vita di Cospito”. Che però si è macchiato di crimini gravissimi. Perché lo ha fatto?

“Non conosco, né intendo occuparmi specificamente di questo caso. Non mi interessa discutere sulla legittimità del 41 bis: la sede giudiziaria è quella opportuna. Mi interessa invece la motivazione dell’appello, che condivido, sulla necessità di non assistere passivamente a un suicidio annunciato, in un contesto carcerario che presenta un numero già abnorme e inaccettabile di detenuti che si tolgono la vita. Cospito è in sciopero della fame da oltre 100 giorni e le sue condizioni di salute sono gravi, alla luce di quanto reso noto dal garante dei detenuti. Condivido quindi la motivazione di questo appello: l’imperativo di salvare una vita umana. L’isolamento carcerario deve essere compatibile con la salvaguardia della vita umana, se essa è davvero in pericolo”.

Quindi crede che questo principio dovrebbe essere applicato anche per Messina Denaro? Anche il capomafia arrestato dopo 30 anni di latitanza versa in gravi condizioni di salute…

“Una istituzione non può arrivare a compromettere la vita di una persona. Si tratta di espiare una pena in un ambiente sanitario carcerario che consenta di fare fronte alle emergenze di salute”.

Nel maggio scorso la Guardasigilli Cartabia aveva firmato un decreto ad hoc per inasprire il carcere per Cospito, dopo che i giudici di sorveglianza avevano provato che il leader anarchico continuava a diramare ordini. Lei è stato ministro della Giustizia con il governo Prodi, cosa dovrebbe fare secondo lei l’attuale Guardasigilli Nordio?

“Non mi permetto di dare consigli a nessuno. Ricordo solo che l’amministrazione penitenziaria e il suo vertice, a mio avviso, devono intervenire per assicurare, eventualmente attraverso il trasferimento in un altro carcere attrezzato dal punto di vista sanitario, la salute di un detenuto, continuando a evitare i suoi contatti con l’esterno”.

E se fosse ancora presidente della Consulta cosa penserebbe fosse giusto fare?

“La Corte Costituzionale non si occupa di casi specifici, ma della costituzionalità delle leggi. E la Consulta ha già ripetuto più volte che il 41 bis non può essere uno strumento per rendere più dura la reclusione e tantomeno per indurre a una sorta di confessione. Il 41 bis è legittimato solo per impedire i contatti tra il carcerato e il mondo esterno. E mi consenta di aggiungere che le violenze esterne sono un pessimo intervento, che, paradossalmente, potrebbe essere inteso come prova di un collegamento ancora diretto tra il detenuto e gli ambienti anarchici”.