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di Valentina Giulia Milani*

La Repubblica, 20 dicembre 2023

È l’allarme lanciato dalla Ong Bill Clinton Foundation for Peace, che denuncia le condizioni disumane di detenzione. Dall’inizio di dicembre una quindicina di altri decessi. Più di 500 detenuti del carcere centrale di Makala, il più grande della Repubblica Democratica del Congo (Rdc), situato nella capitale Kinshasa, sono morti in 11 mesi a causa delle cattive condizioni di detenzione. È l’allarme lanciato dalla Ong Bill Clinton Foundation for Peace, che denuncia il sovraffollamento trascurato dalle autorità. La Fondazione stima in 505 il numero di morti tra gennaio e fine novembre. Dall’inizio di dicembre si sono aggiunti una quindicina di decessi.

Morti per soffocamento. Le autorità carcerarie, contattate da Radio France Internationale (Rfi), riconoscono solo circa 300 morti - per soffocamento, malattie croniche e altre cause. Secondo le autorità carcerarie, tra i morti ci sono prigionieri trasferiti da vari servizi di sicurezza, che spesso arrivano in condizioni critiche. “Ci sono altri che sono arrivati qui malati, altri con malattie croniche”, ha detto a Rfi Lydia Masika, direttrice dei servizi penitenziari della Rdc. Ci sono molti detenuti che vengono arrestati in pessime condizioni di salute, e a volte si trovano già nei sotterranei dei servizi di sicurezza. Non sappiamo esattamente come siano finiti in queste condizioni, perché arrivano magri, a volte in uno stato irrecuperabile. Quelli che arrivano nel carcere di Makala e possono essere recuperati, vengono recuperati perché almeno c’è una buona assistenza medica e nutrizionale”.

Prigione per 1.500 posti, ma sono 13.300. Ufficialmente, la prigione di Makala è stata costruita per una capacità di 1.500 detenuti. Ma ora ne ospita 13.300, di cui solo circa 2.000 sono stati processati e condannati. Gli altri sono detenuti in custodia cautelare, alcuni hanno trascorso molti anni senza processo.

L’accusa della ONG. La Bill Clinton Foundation for Peace accusa il sistema giudiziario di ingiustificata lentezza amministrativa, che spesso porta con sé i semi della corruzione e della detenzione arbitraria. L’Ong teme che il sovraffollamento possa portare a un’evasione di massa, dato che la stessa prigione ospita quasi 2.000 detenuti militari, tra cui almeno cinque con il grado di generale. Le misure per evitare una strage. Per evitare una strage, l’amministrazione penitenziaria ha avviato una delicata operazione: da lunedì 4 dicembre, alcuni detenuti sono stati trasferiti da Makala alla prigione di Luzumu, nel Kongo Central, vicino a Kinshasa. Altri saranno trasferiti nelle province. Il ministero della Giustizia ha già avviato i lavori di ampliamento di alcune carceri e ha annunciato che presto verrà costruito un carcere con una capacità di 5.000 detenuti alle porte della capitale. Questo dovrebbe consentire di decongestionare la prigione di Makala.

*Valentina Giulia Milani scrive per “Africa, la rivista del continente nero”