sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

Il Dubbio, 22 aprile 2024

“Riconciliazione: nel pensiero di Martini, lo scopo ultimo del diritto penale non può essere prima di tutto quello di far pagare il male commesso, quanto quello di ricostruire i legami spezzati dall’azione malvagia. Il dolore cagionato chiama una più grande responsabilità nei confronti delle persone offese, persone con un volto unico e irripetibile, con una storia unica e irripetibile, con nomi e condizioni inconfondibili. E questa responsabilità a tu per tu costituisce una pena di significato costruttivo, non meno impegnativa per il condannato rispetto a quella tradizionalmente intesa.

Assume rilievo in questo percorso, secondo Ricoeur, il rapporto, considerato dal punto di vista filosofico, tra le nozioni di imputabilità e di responsabilità. La prima, nel suo pensiero, “presuppone un insieme di obblighi delimitati negativamente dalla precisa enumerazione delle infrazioni alla legge scritta” (Ricoeur, 2005, p. 123) ed è già del diritto civile la previsione di un obbligo di “riparare al torto commesso”. L’idea di responsabilità aggiunge precisamente l’esigenza di includere l’altro, chi ha subìto il torto, nell’azione riparatoria: “La sua principale virtù consiste nel mettere l’accento sulla alterità implicata nel danno o nel torto” (Ricoeur, 2005, p. 125). Come direbbe papa Francesco si “tratta di fare giustizia alla vittima, non di giustiziare l’aggressore”.

Da questa idea scaturisce una concezione davvero nuova della giustizia penale che guarda al futuro piuttosto che pietrificarsi su fatti passati che pure sono incancellabili. È una giustizia volta a ri-conoscere, ri-parare, ri-costruire, ri-stabilire, ri-conciliare, re-staurare, ri-comporre, ri-cominciare. È giustizia caratterizzata dal prefisso “ri-” che guarda in avanti e allude alla possibilità di una rinascita: senza cancellare nulla - anzi ri-cordando tutto in senso etimologico - apre una prospettiva nuova pur essendo, la storia, la stessa di prima.

È una giustizia che riapre una dinamica, una possibilità di cammino, di uno sviluppo futuro, senza inchiodare il soggetto - reo e vittima - alla fissità di un passato, ma proietta il vissuto, che non si può dimenticare, nel futuro. È una giustizia nuova perché mette al centro di ogni considerazione i legami che sono stati spezzati. Di nuovo papa Francesco nel medesimo discorso sottolinea che in ogni delitto “ci sono due legami danneggiati: quello del responsabile del fatto con la sua vittima e quello dello stesso con la società”. Per questo, prosegue il papa, “le nostre società sono chiamate ad avanzare verso un modello di giustizia fondato sul dialogo, sull’incontro, perché là dove possibile siano restaurati i legami intaccati dal delitto e riparato il danno recato”. Riconoscimento e riconciliazione sono i termini che usa il cardinale Martini nel tratteggiare le caratteristiche della nuova giustizia penale che auspica. In quegli stessi anni - lungo il corso degli anni Novanta - dall’altro capo del mondo Nelson Mandela istituiva la Commissione Verità e Riconciliazione, al termine dell’apartheid in Sudafrica, un’esperienza paradigmatica che ha ispirato tante altre storie di giustizia riparativa ed è alla base di una nuova riflessione teorica sulla giustizia penale”.

*Estratto da “Un’altra storia inizia qui”, di Marta Cartabia e Adolfo Ceretti. (Bompiani, 2020)