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di Claudia Ricci*

Il Dubbio, 2 ottobre 2023

Secondo la legge e la Carta devono essere considerati “esseri senzienti”, capaci di provare dolore ma anche felicità e paura. Cresce anche nelle aule di giustizia la tutela dei diritti degli animali. Da solo, l’Ente Nazionale Protezione Animali presenta in media una denuncia al giorno. E emerge con sempre maggiore chiarezza il collegamento tra la violenza verso gli animali e quella verso le persone. La tutela degli animali nasce da istanze sociali che hanno portato all’attenzione del legislatore il sentimento che si nutre verso, appunto, gli animali. Con la Legge 189, nel 2004 è stato inserito, nel codice penale, un intero Titolo, il IX bis, che con specifiche norme tutela il “sentimento per gli animali”. In una visione antropocentrica, ogni volta che si verificava il maltrattamento o l’uccisone di un animale, si parametrava il reato sulla condotta dell’autore del fatto illecito a danno della bestiola, senza necessità o per crudeltà. L’inflizione della sofferenza, insomma, era collegata al sentimento di pietà e compassione provato per gli animali.

Negli ultimi undici anni, grazie a due fattori di sviluppo delle conoscenze - scientifiche, da un lato, e giuridiche dall’altro - si è giunti a prendere in considerazione la sofferenza “degli animali” e non solo fisica, ma anche etologica. La scienza naturale e l’etologia hanno sempre più riportato a un dato oggettivo la sofferenza degli animali legata al loro sistema neurologico e comportamentale (come per gli esseri umani) che, portate dall’Enpa nelle sedi giudiziarie e nelle interlocuzioni con le amministrazioni locali, hanno fornito gli elementi che hanno condotto i tribunali, in un crescendo di sentenze (fino alla Cassazione) che gli animali sono “esseri senzienti”, capaci di provare dolore ma anche felicità, paura e emozioni. Enpa, su segnalazione di cittadini, grazie a azioni di concertazione con le amministrazioni locali, a protocolli d’intesa con le forze dell’ordine per il rispetto della legalità, ha attivato dunque ogni azione legale possibile per la tutela del degli animali, non semplicemente finalizzata al loro benessere. Questa evoluzione, tuttora in corso, ha avuto la sua maggiore espressione lo scorso anno, con l’approvazione del nuovo comma dell’art. 9 della Costituzione. Ora la Repubblica tutela costituzionalmente l’ambiente, la biodiversità e “disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. Con le sue azioni legali, Enpa tutela gli animali, che sono in sé indifesi, non in grado di difendersi da soli dalla crudeltà altrui, oggetto spesso di saccheggio, di vendita in nero, di deportazione per sperimentazioni (vietate o non vietate). E tutela l’ambiente, il complesso ecosistema in cui abitano animali ed esseri umani.

L’elemento oggettivo, ormai incontestabile che Enpa porta all’attenzione delle Procure della Repubblica e poi nei Tribunali, è l’essenza stesa dell’animale che da “cosa” è ormai inconfutabilmente considerato un “chi” e che l’uomo ha l’onere di attuare ogni azione preventiva e repressiva dei comportamenti lesivi del patrimonio animale e ambientale. Gli animali, essendo esseri senzienti, hanno sviluppato una capacità di assimilare le abitudini umane e di affiancare l’uomo, dimostrando supporto affettivo, fedeltà e gratitudine per ogni attenzione, fino ad essere fondamentali negli ospedali nella pet therapy e nei percorsi di sostegno ai disabili, agli anziani, ai bambini. A ciò si aggiunga la capacità degli animali di affiancare l’uomo in ambiti istituzionali di spicco: i cani dei corpi militari speciali, antidroga, di salvataggio marino, di ricerca di persone scomparse, di accompagnamento per strada dei non vedenti. Enpa, dunque, è portatore di questo valore oggettivo che deve dunque avere una tutela in sé, ontologica e in aggiunta alla tutela del sentimento di compassione e amore che l’uomo prova per essi. Di tale tutela diretta, Enpa si fa promotrice e tramite, affrontando le diverse questioni legali legate al mondo animale che, nelle centinaia e centinaia di processi affrontati in Italia - principalmente in sede penale - ha fatto emergere una sorta di “geografia dei reati” e “temi di reato” a danno degli animali.

Nei territori dove è maggiormente presente la fauna selvatica, ad esempio, si riscontrano violazioni venatorie (bracconaggio, caccia in aree protette, furto di animali a scopi commerciali) mentre in aree dove non è ben gestito il randagismo, si registrano gravi reazioni di intolleranza verso gli animali vaganti (avvelenamento, sevizie). Preoccupante il traffico illegale di animali da compagnia che si realizza in particolari snodi stradali. Anche le espressioni di disagio sociale (o l’interesse economico) sfociano spesso in reati a danno di animali: minori che non distinguono la realtà dalla finzione e maltrattano o uccidono animali allo scopo di acquisire notorietà sui social pubblicandone i filmati; canili/gattili lager finalizzati a lucrare sulla gestione degli animali; allevamenti che non rispettano le norme per il benessere degli animali per ottenere un risparmio sui costi di mantenimento.

E poi l’annosa questione delle presunte tradizioni: Comuni che consentono lo svolgersi di manifestazioni folkloristiche dove gli animali, utilizzati come se fossero oggetti, sono sottoposti a sofferenze indicibili e diventano oggetto di ludibrio generale. Insieme alla associazione “Link-Italia” presieduta da Francesca Sorcinelli, Enpa da diversi anni evidenzia come vi sia un collegamento (link, appunto) tra la violenza sugli animali e la violenza sulle persone: sono, purtroppo, sempre più numerosi i casi in cui uomini, nell’esercitare violenza sulle proprie compagne, le ricattano minacciando di fare del male ai loro animali; oppure, casi in cui persone hanno commesso omicidi dopo aver fatto “palestra”, con atroci crudeltà, sugli animali.

Anche in questo ambito, vi sono processi dai quali emerge la stretta correlazione tra violenze. Ecco perché Enpa non sottovaluta nessun comportamento a danno di animali: c’è il rischio di una escalation verso la violenza a danno delle persone (spesso le fasce deboli: donne, bambini, anziani, disabili, etnie diverse). Ad oggi Enpa ha una media di 365 denunce all’anno (una al giorno) che spesso si concludono con sentenze esemplari che fanno giurisprudenza e segnano la linea e il passo dell’evoluzione uomo-animale.

Dotato di intelligenza sviluppata dallo studio e dall’evoluzione sociale, l’uomo (ma anche le Istituzioni, portatrici di interessi sociali) dovrebbe valorizzare il patrimonio faunistico, apprezzandolo e proteggendolo, o, quanto meno, restandone distante con un atteggiamento neutro privo di risvolti illeciti. Vanno contemperati tutti gli interessi (umani, animali, ambientali) in questo grande condominio che è il nostro pianeta.

*Avvocata - Responsabile Ufficio legale dell’Enpa - Ente nazionale Protezione animali