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di Liana Milella e Conchita Sannino

La Repubblica, 21 aprile 2022

Immediata la replica a Repubblica dell’Anm con Alessandra Maddalena, “un segnale di apertura della ministra che apprezziamo”. La proposta originaria della Lega, modificata in via Arenula, era stata ripudiata da Giulia Bongiorno. Rinvio dell’approdo in aula alla Camera a domani perché la commissione Bilancio chiede una relazione al Mef sui costi. Ormai inevitabile il voto finale martedì prossimo.

Oplà, ancora una doppia sorpresa dalla riforma del Csm. Che, innanzitutto, non ce la fa ad arrivare in aula perché la commissione Bilancio, che deve dare il placet sulla congruità economica, sciorina dei dubbi e chiede una relazione al Mef. Vale la pena ricordare che la stessa riforma, dopo il via libera del Consiglio dei ministri l’11 febbraio, era rimasta un mese in stand by alla Ragioneria centrale dello Stato prima di ottenere la bollinatura.

Da qui, comunque, il rinvio dell’aula - come spiega il presidente della commissione Giustizia Mario Perantoni di M5S - a domani perché sarebbe stato troppo tardi cominciare stasera alle 21 e trenta, per esaurire i 220 emendamenti presentati, soprattutto da FdI, Iv, Altermativa c’è. Ma inevitabile altresì lo slittamento delle dichiarazioni di voto, del voto finale e degli ordini del giorno a martedì prossimo. Del resto che i tempi - una dozzina di ore in tutto -fossero troppo stretti era già evidente da ieri mattina quando il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà ha riunito i capigruppo della maggioranza.

Cambia la legge elettorale per il Csm - Ma non c’è solo il problema della copertura economica e dei costi della riforma a rallentare i tempi. Ma anche la decisione, del tutto a sorpresa, della Guardasigilli Marta Cartabia di fare un mini dietro front sulla legge elettorale per il nuovo Csm. Una decisione - come vedremo raccontandola - a metà tra la volontà di venire incontro all’arrabbiatura della Lega, e in particolare della responsabile Giustizia Giulia Bongiorno, e i dubbi dello stesso staff tecnico di via Arenula che sono andati via via crescendo sull’ipotesi di sorteggiare i distretti elettorali.

Vediamo cosa è successo. Mentre è in corso il Comitato dei Nove sugli emendamenti, si materializza la richiesta della ministra Cartabia di eliminare il sorteggio dei distretti e tornare alla legge elettorale da lei stessa scelta, un maggioritario binominale con uno spruzzo di proporzionale. Modifica che, a lavori di commissione ormai finiti e con il testo alle porte dell’aula, può essere presentata solo dalla stessa commissione Giustizia.

Ma qual è il retroscena? La storia è duplice: da una parte, le difficoltà tecniche che rendono il sorteggio dei distretti complicato. Dall’altra, l’emendamento depositato ieri sera proprio dalla Lega che ripropone ancora il sorteggio “temperato”, cioè si estraggono a sorte i magistrati candidabili, e poi si vota sulla rosa sorteggiata. Una proposta nata dalla irritazione della Bongiorno, autrice dell’emendamento sul sorteggio dei collegi, presentato durante le consultazioni della maggioranza, con l’obiettivo di rendere impossibili, o comunque più difficili, gli accordi di corrente. Emendamento che però è stato modificato dal ministero, non più sorteggio dei collegi, che sembrava tecnicamente impraticabile, ma dei distretti di Corte di Appello. Sorteggio da fare, secondo via Arenula, 4 mesi prima per essere ammissibile.

Ma a questo punto la Bongiorno disconosce il suo stesso emendamento, perché risulterebbe inutile e svuotato, tant’è che lei lo definisce emendamento ex-Bongiorno, come diventò “ex-Cirielli” la famosa legge sulla prescrizione nel 2005. . Tra gli emendamenti per l’aula figura però la proposta sul sorteggio temperato che piace anche a FdI e a Iv. Quindi assai pericolosa.

Ed è a questo punto che entra in scena la ministra Cartabia. Sommando da una parte i problemi tecnici, e dall’altra il manifesto scontento della Lega, la ministra decide di eliminare questo sorteggio dei distretti e tornare alla sua proposta originaria di legge elettorale. A questo punto i collegi saranno decisi dal ministero della Giustizia sentito il parere del Csm. Ma già insorge il deputato-magistrato Cosimo Maria Ferri di Italia viva che parla di “evidente incostituzionalità” di questa scelta.

Maddalena, Anm, “segnale di apertura” - “La modifica sui collegi? Un segnale di apertura da parte della ministra che apprezziamo”, commenta dall’Anm Alessandra Maddalena, vicepresidente dell’Associazione per Unicost e giudice del Riesame a Napoli. Anche se da qui a immaginare che possa attenuarsi l’agitazione delle toghe o tramontare l’idea dello sciopero, ce ne corre.

“Questo del sorteggio dei collegi era solo uno degli aspetti delle criticità sollevate dall’Anm. Perché noi segnalammo subito che quel tipo di sorteggio sarebbe stato del tutto controproducente. Invece di limitare l’influenza delle correnti, l’avrebbe esaltata, costringendo un candidato a cercare appoggi proprio tra le varie componenti, nel reperire voti in un territorio sorteggiato molto lontano da quello proprio”. Maddalena insiste però sulle altre contrarietà contenute nella riforma: “Ma è chiaro che poi abbiamo altri temi su cui abbiamo espresso i nostri rilievi come il fascicolo del magistrato, la gerarchizzazione spinta degli uffici, la separazione delle funzioni”.

Per il 30 aprile è stata confermata l’assemblea, “solo da quel contesto che è sovrano potranno essere assunte le decisioni sull’adozione dell’astensione e di altre forme di comunicazione della nostra protesta”, “Ma sia chiaro - sottolinea ancora la giudice Maddalena - questa non è una chiusura corporativa, ma solo la nostra preoccupazione sugli esiti che la riforma potrà avere, come servizio giustizia offerto ai cittadini”.