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di Liana Melilla

La Repubblica, 17 giugno 2023

Riforma della giustizia, Grasso: “Così Nordio legalizza l’illegittimità e stravolge la Costituzione”. Piero Grasso ha sul tavolo il ddl Nordio. Lo guarda, scuote la testa, e a Repubblica dice subito: “Non pensavo si potesse arrivare a tanto, addirittura fino a legalizzare l’illegittimità. Nonché stravolgere i principi costituzionali di parità tra accusa e difesa. Per finire con un’indebita pressione sull’utilizzo delle intercettazioni utili per le indagini”.

Un mini disegno di legge, ma “in memoria” di Berlusconi. Cosa prova?

“Con tutto il rispetto per la morte dell’ex premier, cavalcare l’onda emotiva delle commemorazioni per rendere accettabile all’opinione pubblica questo intervento sulla giustizia quasi fosse un omaggio alla persona o una disposizione testamentaria, mi sorprende e la giudico inopportuna”.

Da un ex collega come Carlo Nordio si sarebbe aspettato un intervento a gamba tesa con le toghe?

“Mi preoccupano molto di più i prossimi interventi che ha già annunciato, a partire dalla separazione delle carriere che sopprime l’utilissima osmosi tra l’attività di giudice e quella di pm che, parlo per esperienza personale, ha arricchito la mia professionalità”.

Nordio già va contro la Costituzione eliminando la possibilità dell’appello per il pm che perde il processo...

“La Consulta ha già bocciato nel 2007 la legge Pecorella. Il principio di parità tra accusa e difesa è stato inserito in Costituzione quando è stato modificato l’articolo 111 sul giusto processo. Qualsiasi limitazione di questa parità dev’essere sorretta dalla ragionevole giustificazione in termini di adeguatezza e proporzionalità. Oltre che nel rispetto del principio di uguaglianza di tutti i cittadini rispetto alla legge”.

Nordio sostiene che lo stop all’appello riguarda solo i reati puniti sotto i quattro anni...

“Non vorrei che il Guardasigilli avesse trascurato la riforma Cartabia che ha ampliato il novero dei reati per cui è possibile, a conclusione delle indagini, andare direttamente davanti al giudici, alla cosiddetta “citazione diretta”, a cui si riferisce proprio il divieto dell’appello. Non si tratta più di reati bagattellari, ma di uno sterminato elenco di delitti puniti fino a sei anni di carcere, come la truffa aggravata, l’interruzione di pubblico servizio, la violazione di domicilio, il porto d’armi senza licenza, il contrabbando di tabacchi, l’omessa dichiarazione nell’ambito dei reati tributari. E, per parlare di mafia, reati come l’inosservanza dell’obbligo di soggiorno”.

E per tutti questi reati il pm non potrà presentare appello?

“Proprio così, e ribadisco che si tratta di una misura incostituzionale che viola i limiti della ragionevolezza già fissati dalla Consulta”.

Nordio usa la scure, come con l’abuso d’ufficio. Davvero un reato inutile?

“Le sole 18 condanne nel 2021 al dibattimento per questo reato che Nordio cita per giustificare l’abrogazione (senza contare i 44 casi risolti dinanzi al gip-gup e l’85% delle archiviazioni) sono in realtà l’effetto positivo della riforma del 2020 che lo ha già limitato, eliminando anche i regolamenti, alla sola dolosa violazione della legge per favorire o danneggiare un soggetto. Io comprendo la burocrazia difensiva e la paura della firma, ma non si può ammettere per principio che chi esercita una pubblica funzione possa impunemente violare la legge senza assumersi alcuna responsabilità”.

I sindaci chiedono questo...

“Ma non si può dimenticare che in passato sono stati già eliminati gli organi di controllo amministrativo sia nel merito che nella legittimità. Il segretario comunale, il notaio che deve garantire la legalità degli atti, non è più nominato dal ministro dell’Interno. Già troppo sbrigativamente sono stati abrogati il vecchio interesse privato in atti d’ufficio e il peculato per distrazione dicendo che potevano rientrare nelle forme di abuso. La pretesa di efficienza non può passare per un liberi tutti. Senza contare che con il Pnrr l’Italia corre il rischio che le infiltrazioni mafiose condizionino i comportamenti dei pubblici ufficiali mentre calano denunce e controlli interni”.

È sbagliato anche depotenziare il reato di traffico di influenze?

“Stiamo parlando di eliminare le ipotesi di cittadini che si fanno dare dei soldi vantando delle relazioni inesistenti, millantando un credito o facendo una mediazione per accelerare una pratica che rientra in un dovere d’ufficio del pubblico ufficiale. Stiamo indebolendo un reato anticamera della corruzione”.

Nordio odia le intercettazioni. Le presenta come una prova “sporca”. Impedisce di fatto ai giornalisti di riprodurle. Attacca la libertà di stampa...

“La riforma Orlando del 2017 ha già garantito la riservatezza delle comunicazioni che non siano utili alle indagini. Possono essere riprodotti solo i brani essenziali degli ascolti necessari a motivare la decisione del giudice. Cosa andiamo cercando ancora? Il Garante della privacy, dopo la Orlando, non ha riscontrato violazioni nei confronti di terzi”.

Nordio non vuole le intercettazioni sui giornali a meno che non siano espressamente citare negli atti dei giudici o in dibattimento...

“La pubblicità degli atti, prevista per le parti, dev’essere condivisa anche dalla cronaca giudiziaria”.

Lei da ex pm cosa pensa dell’interrogatorio prima dell’arresto?

“È solo un modo per far scomparire le prove ed evitare perquisizioni e sequestri “a sorpresa”. Naturalmente questa misura presuppone di poter valutare il pericolo di fuga e l’inquinamento delle prove stesse, ma non quello della reiterazione del reato, se non per i delitti più gravi. Ma che succede se un magistrato dà gli arresti domiciliari valutando inesistente il pericolo di fuga? Ricordo che il Guardasigilli in un caso simile ha messo sotto azione disciplinare i giudici che hanno dato i domiciliari all’oligarca russo Uss”.

Sono proprio necessari tre giudici, anziché uno solo, per dare il via libero a una cattura?

“Potrei ironizzare sul fatto che tre giudici giudicano meglio di uno, ma visto che per i 165 tribunali italiani già trovarne tre significa avere 500 toghe in più delle attuali, forse al ministero non hanno fatti i conti con i già gravissimi vuoti di organico e non hanno messo in conto le incompatibilità che precludono a chi già ha preso una decisione di non farlo mai più sullo stesso fatto in tutta la sua carriera”.