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di Marco Bertoncini

Italia Oggi, 5 febbraio 2023

C’è chi tende a escluderlo totalmente, chi afferma che un’intesa sarebbe difficile, che la necessità sussiste ma il malessere esploso in questi giorni lo sconsiglia. Invece sarebbe ora di riformare la giustizia. Bisogna ammettere, va da sé, che non si tratta di una riforma organica e globale. Se si guardasse oltre un secolo e mezzo di unità nazionale, potremmo ricordare due soli, concreti ed esaustivi esempi: la Costituzione, è ovvio, e la riforma della scuola legata al nome di Giovanni Gentile. La questione, semmai, è di avviare una parziale riforma della giustizia, almeno in qualche suo istituto. Carlo Nordio ne ha parlato sovente, in plurime sedi, sia in passato sia dopo l’assunzione al governo.

Continuare a trattarne in maniera verbale, ondeggiando fra intendimenti sentiti e pratiche frenate da persone e fatti con i quali fare i conti, diventa sempre più sminuente nei riguardi di un ministro che trova sostegni nella maggioranza e fuori. Occorre che tanto Giorgia Meloni quanto Andrea Delmastro superino lo stallo attuato di fatto verso Nordio. Sarebbe ora che il sottosegretario Delmastro, prendendo atto della copertura effettuata in suo favore dal ministro, smettesse di agire da cane da guardia.

Le questioni che il ministero della Giustizia potrebbero affrontare, con disegni di legge e (con più difficoltà) attraverso decreti-legge, sono molteplici: abuso d’ufficio, intercettazioni, trasformazione digitale, funzione statistica, attuazione del codice accusatorio Vassalli, rilascio di certificati, esecuzioni civili, limitazione della libertà personale direttamente in capo a un organo collegiale … Non è pensabile che due mesi addietro Nordio emettesse questi annunci, rimasti lettera morta.