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di Liana Milella

La Repubblica, 25 maggio 2023

Due ore d’incontro al Senato tra il Guardasigilli e la responsabile Giustizia della Lega. Il ministro presenta il suo pacchetto: stretta sulla custodia cautelare e sulle intercettazioni. E si torna alla legge Pecorella che blocca l’appello del pm. Via l’abuso d’ufficio dal codice penale. Arriva l’assenso della Lega, ma con garanzia di una rivisitazione profonda dell’intero parterre dei reati contro la pubblica amministrazione e con un sostanziale allargamento del perimetro delle riforme. Stop all’appello del pubblico ministero, e torna anche la legge Pecorella. Stretta sulla custodia cautelare: ci vorranno tre giudici per dare il via libera e solo per i reati gravi. Colpo di maglio anche sulle intercettazioni, non saranno più trascritte le telefonate che coinvolgono una terza persona estranea all’inchiesta.

Carlo Nordio in persona, dopo i ripetuti e insistenti annunci del suo vice ministro forzista Francesco Paolo Sisto, avvia la sua “via crucis” politica per conquistare il pieno appoggio dei partner della maggioranza sulle sue prossime riforme. Che dovrebbero - il condizionale è d’obbligo visto che se ne parla ormai da ben sette mesi - approdare a palazzo Chigi tra un paio di settimane.

La prima tappa è quella più ostica, con la forza politica, la Lega, da cui finora sono venuti i maggiori distinguo. Soprattutto perché a decidere cosa si può e non si può fare è Giulia Bongiorno, non solo responsabile Giustizia del partito di Matteo Salvini, di cui è anche avvocato nel processo di Palermo sugli sbarchi dei migranti, nonché ascoltatissima consigliera nella materia giuridica, ma anche strategica presidente della commissione Giustizia del Senato, crocevia fondamentale per le future riforme del Guardasigilli.

L’incontro tra Nordio e Bongiorno dura due ore, presente il sottosegretario leghista alla Giustizia Andrea Ostellari, e il ministro espone il suo piano, scendendo anche nel dettaglio delle soluzioni tecniche che intende intraprendere. Alla fine ecco nelle parole di Giulia Bongiorno alle agenzie la sostanza politica del confronto: “Oggi ho avuto una lunga e proficua riunione con il ministro Nordio. La Lega è favorevole all’adozione di una serie di misure garantiste tra le quali trovano spazio anche quelle cautelari oggetto del referendum, quelle sull’appello e sulle intercettazioni. Via libera anche alle scelte sul reato di abuso di ufficio, alla luce dell’intenzione del ministro di rivisitare l’intera materia dei reati contro la pubblica amministrazione”.

Dunque Bongiorno, che ripetutamente aveva espresso anche pubblicamente, e qui su Repubblica, le sue perplessità sull’idea di cancellare l’abuso d’ufficio, accetta che si vada alla sua soppressione, ma solo sulla base della “promessa” di Nordio di affrontare l’intero pacchetto dei reati contro la corruzione. A partire dal traffico di influenze. Partita certo non facile, dopo l’ultimo e più importante intervento fatto dall’ex Guardasigilli Paola Severino nel 2012. I timori di Bongiorno - senza l’abuso d’ufficio il cittadino comune resterà scoperto rispetto ad eventuali soprusi degli amministratori pubblici, e il rischio che i magistrati contestino reati più gravi in assenza dell’abuso d’ufficio - sarebbero stati fugati alla luce della promessa di un intervento più ampio, che va oltre il singolo reato.

Ovviamente, proprio sull’abuso d’ufficio, ecco l’immediata reazione favorevole del responsabile Giustizia di Azione, Enrico Costa, autore del primo disegno di legge per abolirlo, che reagisce così: “Metto a disposizione delle forze di maggioranza la mia proposta e ovviamente sono molto soddisfatto che il ministro della Giustizia, ma non solo lui, venga sulle mie posizioni”.

Ma la riforma Nordio va ben oltre l’abuso d’ufficio. Come ormai ha annunciato da mesi, il ministro ed ex pm ha messo a punto i testi per cambiare le regole della custodia cautelare e delle intercettazioni. In entrambi i casi siamo di fronte - stando a quanto trapela - a un intervento complesso e massiccio. Prima di emettere una misura cautelare per reati che non siano gravissimi, il pm dovrà necessariamente interrogare la persona coinvolta. E il sì all’arresto non arriverà più da un solo gip, il giudice per le indagini preliminari, ma da un collegio di tre giudici. Già prevedibili, da parte delle toghe e dell’Anm, le difficoltà operative che comporterà una simile scelta, per la scarsità di magistrati, e soprattutto sui tempi del processo, visto che il Pnrr chiede che acceleri e non certo che rallenti. E qui bisogna ricordare che proprio l’Anm andrà l’11 giugno a un’assemblea generale, convocata sull’azione disciplinare che Nordio ha intrapreso contro i giudici di Milano per il caso Uss, che potrebbe portare già di per sé a uno sciopero.

E siamo al processo d’appello, per cui Nordio torna alla legge di Gaetano Pecorella del 2006 - avvocato berlusconiano e all’epoca presidente della commissione Giustizia della Camera - che stabiliva la cancellazione dell’appello per il pm che perde il processo. Legge subito cassata dalla Corte costituzionale.

E infine le intercettazioni. Un altro “nemico” di Carlo Nordio. Che vuole imporre l’obbligo di non trascrivere quelle che coinvolgono una terza persona coinvolta nella conversazione. Proprio la Bongiorno ha impegnato la sua commissione in un ampio approfondimento sul tema, con decine di audizioni e una duplice visita ai server operativi nelle procure di Roma e Milano. E delle intercettazioni inoltre lei è un’esperta “politica”, visto che già 15 anni fa ha bloccato il tentativo di Berlusconi di azzerarne la portata.