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di Liana Milella

La Repubblica, 27 novembre 2023

Nordio è stato chiaro: “Prima il premierato, poi la giustizia” mentre i forzisti insistono per procedere insieme. Ma cosa succede nel dopo Crosetto? La riforma della giustizia, in particolare la separazione delle carriere, accelera il suo iter proprio con l’obiettivo di colpire i magistrati e rendere il pubblico ministero del tutto indipendente e molto più forte dei giudici? Questo vuole Forza Italia, ma proprio questo non avverrà. Perché il Guardasigilli Carlo Nordio, dopo l’altolà della premier Giorgia Meloni, non si smuove di un passo, “prima si fa il premierato, e solo dopo si passa alla giustizia”.

Il ministro della Giustizia tenta di addolcire la pillola buttando in campo un paio di interventi, il fascicolo del magistrato e la stretta sulle toghe fuori ruolo, in realtà già contenuti nella riforma dell’ex ministra Marta Cartabia, e che lui ha pure ritoccato, facendo inviperire Enrico Costa di Azione, che per primo ha lanciato l’idea del fascicolo, e che già parla di “riforma ammorbidita dai magistrati ministeriali a cui Nordio ha affidato l’ultima versione del testo”. Che tra poche ore andrà pure in Consiglio dei ministri.

Ma è da Forza italia che arrivano i fulmini sul rischio che possa saltare la separazione delle carriere. Il vice presidente della commissione Giustizia della Camera Pietro Pittalis non fa sconti a Nordio. “La separazione tra giudici e pm per noi è un punto fondamentale e qualificante, è sempre stata nel nostro programma di governo, proprio come voleva Silvio Berlusconi, che ne ha sempre parlato nei suoi interventi”. Pittalis, sempre pacato nel suo dialogare, stavolta alza di una nota la voce: “Noi non possiamo tradire i nostri elettori. Diciamo sì al premierato, ma vogliamo portare avanti contemporaneamente anche la separazione delle carriere. Su questo sia chiaro che non accettiamo compromessi”.

Pittalis spiega il percorso che per Forza italia è quello previsto negli accordi di governo sin dall’inizio della legislatura: “La separazione delle carriere deve marciare con il premierato, tenendo conto dei tempi necessari. Del resto il premierato è già incardinato al Senato, mentre la separazione delle carriere a sua volta è alla Camera. Quindi siamo di fronte a un iter ordinario per riforme importanti che fanno parte della nuova architettura istituzionale dello Stato”. Pittalis ipotizza un percorso parallelo. E non accetta che la riforma delle carriere si fermi per lasciare il passo al premierato con il rischio che si arrivi poi alla fine della legislatura. L’esponente forzista respinge quello che chiama “il contentino” del fascicolo del magistrato. E dice: “Si tratta di riforme che non rappresentano una novità, erano già state approvate nella scorsa legislatura, proprio grazie anche al contributo di Forza Italia”.

Ma qui s’innesta la decisa contestazione di Enrico Costa, il responsabile Giustizia di Azione che finora ha sempre sostenuto le riforme di Nordio. Ma che stavolta è estremamente critico nei confronti dei sostanziali ritocchi fatti dalla commissione scelta dal Guardasigilli, che vede al vertice l’ex toga del Csm Claudio Galoppi, di Magistratura indipendente, che nella scorsa legislatura, sempre fuori ruolo, era stato scelto dall’allora presidente Elisabetta Casellati nel suo staff. Questa commissione, composta da 18 magistrati di cui ben 10 fuori ruolo, tre avvocati e tre professori, secondo Costa avrebbe modificato il suo “fascicolo”, su cui le toghe della Anm avevano fatto sciopero a maggio dell’anno scorso. Perché prevede un controllo della vita del magistrato in cui contano anche le “gravi anomalie” compiute nel corso dei processi. Ma proprio questa parola voluta da Costa assume un significato diverso perché non si riferisce più alla sola anomalia commessa anche in un provvedimento giudiziario, ma assume un peso quantitativo rispetto a tutti gli atti svolti. Secondo Costa si tratta di “una concessione evidente alle toghe”. Come non bastasse Nordio ha anche ammorbidito la stretta sui magistrati fuori ruolo, che passano da 200 a 180, quindi solo 20 magistrati in meno. E per di più la regola non si applica anche in questo caso a quelli ministeriali che hanno un ruolo di vertice.