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di Giovanni M. Jacobazzi

Il Riformista, 18 agosto 2023

“Sono molto contento che anche Ernesto Carbone si sia espresso contro la separazione delle carriere fra Pm e giudici in magistratura, ritenuta da tempo una necessità irrinunciabile se si vuole migliorare il sistema giudiziario del Paese”, afferma l’avvocato genovese Stefano Cavanna, componente laico in quota Lega del Consiglio superiore della magistratura nella scorsa consiliatura. Carbone, avvocato ed attuale componente del Csm per Italia viva, intervistato questa settimana dal Riformista aveva dichiarato che la separazione delle carriere è un “finto problema”, aprendo invece ad una alternanza fra le funzioni. In pratica, un meccanismo per il quale prima di fare il Pm bisogna aver fatto il giudice, meglio ancora il gip che è fondamentale nel sistema processuale penalistico.

“Penso di essere stato il primo ad affermare l’importanza che i magistrati durante il loro percorso professionale ogni tot anni passino dal ruolo giudicante a quello requirente e viceversa”, continua Cavanna. “Il problema che purtroppo nessuno coglie - prosegue - sono i rapporti che si creano fra Pm e Pg. Si tratta di rapporti, anzi “cordate” utilizzando le parole del dottor Nino Di Matteo, con tutte le conseguenze del caso in termini di condizionamento reciproco.

Le cronache degli ultimi anni sono piene di episodi che evidenziano tali storture”. “Spiace che i colleghi penalisti siano concentrati esclusivamente sulla separazione delle carriere”, conclude l’avvocato genovese. “Ho letto l’intervista di Carbone e mi avrebbe fatto piacere leggere qualche parola a favore della rotazione degli incarichi in magistratura”, dichiara invece il giudice Andrea Mirenda, togato indipendente del Csm e componente, insieme a Carbone, della Commissione per gli incarichi direttivi di Palazzo dei Marescialli.

“Da parte di Carbone mi sarei poi aspettato una presa di posizione ferma sulle degenerazioni del correntismo”, aggiunge Mirenda in quanto “sulle nomine più importanti le correnti continuano a proporre un proprio candidato, segno evidente che il criterio dell’apparenza al gruppo di riferimento risulta ancora determinante nella scelta: urge un intervento al riguardo”. “Su una cosa ha però ragione Carbone, le chat di Luca Palamara vanno mandate in soffitta. Io ho deciso di astenermi da ogni valutazione, purché non si teorizzi l’irrilevanza ai fini del prerequisito dell’indipendenza, essendo evidente che in passato ci sono state sperequazioni e disparità di giudizio”, conclude Mirenda.

“Mentre con il collega Roberto Giachetti di Italia viva ci impegniamo sulla separazione delle carriere, sarebbe importante che tutti si astenessero dal fare inconsapevolmente il gioco dell’Associazione nazionale magistrati”, sottolinea il deputato Enrico Costa, responsabile giustizia di Azione ed ex vice del Guardasigilli Andrea Orlando durante i governi Letta e Renzi.

Attualmente sono depositate in Parlamento, cinque proposte sul punto. Quattro alla Camera - quelle di Jacopo Morrone (Lega), Tommaso Calderone (FI), Costa e Giachetti sono state accorpate, mentre al Senato pende quella della leghista Erika Stefani. Lo stesso ministro Carlo Nordio si è sempre detto favorevole alla separazione delle Carriere. “Una battaglia di civiltà”, aggiunge Costa.

Favorevole da sempre alla separazione della Carriere e ad una modifica del sistema elettorale dei togati del Csm in chiave “anti-correnti” è il capogruppo di Forza Italia in commissione giustizia al Senato Pierantonio Zanettin. L’azzurro, anch’egli ex componente del Csm, all’inizio della legislatura ha presentato un Ddl sul cosiddetto “sorteggio temperato”.

“Questa riforma si propone di spezzare il legame fra magistrato e correnti tramite l’introduzione, nel procedimento elettorale della componente togata del Csm, di un sistema che consenta la possibilità di candidarsi anche a quei magistrati non supportati dalla corrente maggiormente influente di turno”, afferma Zanettin.

“La riforma Cartabia del Csm, dopo gli scandali, aveva l’obiettivo di favorire candidature sganciate dai gruppi associativi. Il risultato è stato l’esatto contrario, con tutti i togati eletti al Csm tranne un paio esponenti delle correnti”, aggiunge Zanettin. “Nessuno vuole fare la lotta alle correnti ma che ci sia un condizionamento da parte di esse nelle scelte del Csm mi pare evidente”, ricorda Zanettin, sottolineando, come Carbone, la necessità di valorizzare i magistrati bravi da quelli meno bravi. Sulla separazione delle carriere, infine, “è il sistema processuale ad imporla: vogliamo che il Pm dia del lei al giudice, come l’avvocato”.