sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Francesco Olivo

La Stampa, 13 novembre 2023

Meloni rinvia la separazione delle carriere per blindare il premierato. Forza Italia: “Le due leggi vadano insieme”. I timori per il referendum. La linea è stata consegnata agli alleati nel corso di una riunione a Palazzo Chigi alla fine di ottobre. Giorgia Meloni ha indicato la priorità: l’introduzione del premierato. E quindi, tutto il resto può attendere. La prima vittima di questa scelta è la separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri, una riforma indicata nel programma della coalizione, ma poi messa da parte, anche per evitare conflitti con la magistratura, in larghissima parte contraria.

Il nodo si porrebbe, secondo Meloni, soprattutto nel caso di un referendum confermativo, che non va appesantito con altri quesiti. Carlo Nordio è da sempre uno dei grandi fautori della separazione delle carriere, ma da quando è ministro ha accettato, in maniera troppo arrendevole secondo Forza Italia, i continui rinvii che arrivano da Palazzo Chigi. Nel mirino dei garantisti sono finite le frasi pronunciate dal guardasigilli sabato scorso a Stresa al forum della Fondazione iniziativa Europa: “Il premierato non uccide la riforma costituzionale della giustizia, ma forse la posticipa”.

Del “forse” si può tranquillamente fare a meno, perché la decisione è presa. L’aspetto più preoccupante per Forza Italia e per i parlamentari centristi che spingono per questa riforma che, come detto, le parole di Nordio svelano la linea ufficiale del governo. Meloni avrebbe preferito una maniera meno diretta di comunicare la decisione, per evitare polveroni, ma sta di fatto che in questo momento tutti gli sforzi, anche dei prossimi mesi, sono concentrati sulla “madre di tutte le riforme”. Il timore di Fratelli d’Italia, infatti, è che sovrapporre i due temi in un referendum confermativo potrebbe essere dannoso: “Si farebbe confusione, mettendo troppa carne al fuoco con argomenti diversi”, conferma un membro dell’esecutivo. Il timore, infatti, è che nella futura campagna elettorale agli avversari del premierato si possano unire quelli della separazione, allargando un fronte che già si annuncia ampio.

Posticipare l’iter della riforma della giustizia vuole dire metterlo a repentaglio: se il referendum sul premierato dovesse svolgersi nel 2026, resterebbe poco alla fine della legislatura. Il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, Forza Italia, confermando l’impostazione del governo, aggiunge che si faranno entrambe le riforme: “Un conto è dire che c’è la precedenza del premierato, e questa è una scelta politica, altra cosa è dire che non c’è tempo per la separazione delle carriere e quindi per un altro referendum. Noi abbiamo quattro anni di tempo”.

Ma nel suo partito c’è chi la vede in maniera diversa: “Premierato e separazione delle carriere son o due riforme fondamentali e non c’è nessun rischio di interferenza tra l’una e l’altra e quindi non servono rinvii”, dice Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera. In molti tra i forzisti la pensano così, ed è ampiamente condivisa la convinzione che quella di Fratelli d’Italia sia una tattica dilatoria per non fare la riforma. Il presidente della commissione Giustizia alla Camera Ciro Maschio, esponente di FdI, prova a rassicurare gli alleati: “Entrambe le riforme sono nel programma del centrodestra e mi risulta ci sia la volontà di realizzarle. Mi pare normale che abbiamo percorsi, tempi e modi diversi e che l’una non interferisca con l’altra. Quello che conta è la prospettiva di arrivare al risultato finale entro la fine della legislatura”.

L’ala garantista dell’opposizione è sul piede di guerra: “Nordio a marzo aveva annunciato un’iniziativa del governo sulla separazione delle carriere - attacca Enrico Costa di Azione - di fatto fermando il lavoro della commissione che stava andando avanti sulla base delle quattro proposte di legge presentate. Il testo di Nordio non è mai arrivato. È peggio di una presa in giro: vuol dire impedire al parlamento di fare il proprio lavoro”.