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di Errico Novi

Il Dubbio, 2 settembre 2023

Concorrenza spietata tra i partiti di maggioranza di qui a giugno: ciascuno penserà solo a conquistare quanti più seggi è possibile a Strasburgo. In un simile scenario la coalizione di governo rischia di sacrificare proprio la giustizia liberale, che non è certo l’esca migliore per sedurre la pancia dell’elettorato.

Con candida rassegnazione, diversi parlamentari di Forza Italia hanno assicurato, nei giorni scorsi, che non faranno drammi se la separazione delle carriere finirà in freezer. C’è da assicurare una corsia preferenziale immediata all’altra riforma costituzionale in programma: il premierato.

In astratto tutto sembra filare. In realtà, siamo al paradosso. Prima di tutto, i propositi di mettere mano ai poteri del premier e al riassetto istituzionale non dovrebbero richiedere alcun pit-stop alle altre riforme: in Italia non c’è il monocameralismo, esistono quindi due commissioni Affari costituzionali - una alla Camera e una al Senato - e sarebbe tranquillamente possibile avviare la separazione delle carriere in un ramo del Parlamento e il “presidenzialismo soft” nell’altro.

Ma a parte l’evidente fragilità delle motivazioni con cui si tenta di giustificare il rinvio sulla “separazione”, l’approssimarsi della nuova stagione parlamentare porta con sé ben altro promemoria: siamo nell’anno legislativo che condurrà alle Europee. Vale a dire alla sola tornata elettorale in cui, nell’arco dei prossimi cinque anni, i partiti di maggioranza e quelli di opposizione marceranno ciascuno per proprio conto, e anzi in concorrenza tra alleati.

Immaginate cosa provocherà il tentativo salviniano di risucchiare voti di destra a Giorgia Meloni: finiranno sull’altare dei sacrifici al “dio consenso” anche le riforme garantiste di Carlo Nordio. Nel momento in cui si sgomita per arraffare quel che c’è dell’elettorato di destra-destra disposto a cambiare partito, si può mai credere a un via libera al pacchetto del guardasigilli? Davvero ci illudiamo che l’abuso d’ufficio sarà abrogato, che l’uso dei trojan per reati a bassa offensività qual è la corruzione sarà finalmente soppresso (lo ha introdotto Alfonso Bonafede con la spazza-corrotti), che le norme sulle misure cautelari saranno irrigidite a tutela dell’indagato o che si limiterà l’appello del pm sulle assoluzioni?

Certo, l’estate che volge al termine non è stata priva di sussulti incoraggianti, sul diritto penale, anche grazie alle provocazioni politiche dell’Anm, e in particolare dei magistrati in congedo, che hanno spinto almeno i forzisti a reagire. Ma adesso che la corsa a destra vede persino un affollamento, col ritorno di Alemanno, il rischio che nessuno voglia sporcarsi le mani con un serio “spazza-Bonafede” è fortissimo. Finiremo per tenerci pure il pasticcio dell’improcedibilità e della prescrizione sostanziale abolita dopo il primo grado, almeno fino a dopo le Europee. Ah, poi su come Nordio riuscirà a farsi scivolare addosso un anno del genere, non osiamo esercitare l’immaginazione.