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di Bruno Mirante

La Nazione, 10 agosto 2024

Francesco Petrelli (Unione Camere Penali): “La carcerazione prima del giudizio non agisce nell’immediato. Interventi che vanno anche nella direzione giusta ma tutti destinati ad agire in tempi medio lunghi e pertanto non sono in grado di migliorare la condizione dei detenuti con l’urgenza che un decreto legge avrebbe ovviamente dovuto implicare”.

Avvocato Francesco Petrelli, presidente dell’Unione delle Camere penali, come ha accolto l’approvazione del Decreto carceri?

“Si sarebbe dovuto trattare di un decreto che, date le crisi in atto, affrontasse le criticità del momento. Invece sono norme che non incidono in alcun modo sul sovraffollamento e non offrono ai detenuti alcun conforto nell’immediato come era necessario, dato il numero impressionante di suicidi che non accenna a diminuire”.

Ci sono comunque aspetti che giudica positivi?

“A parte alcuni interventi davvero inopportuni come la modifica dell’istituto della liberazione anticipata che avevamo già criticato in sede di audizione alla commissione Giustizia del Senato, e che sta creando non pochi problemi applicativi e comunicativi, si tratta di interventi che vanno anche nella direzione giusta. Ma sono tutti destinati ad agire in tempi medio lunghi e pertanto non sono in grado di migliorare la condizione dei detenuti con l’urgenza che un decreto legge avrebbe ovviamente dovuto implicare”.

Il caso Toti ha riaperto il dibattito sulla carcerazione preventiva. Crede che possa contribuire a contrastare il sovraffollamento?

“Anche la custodia cautelare è un problema irrisolto che si riproduce di governo in governo. Ci sono in media il 24-30% di detenuti in attesa di giudizio nelle carceri. Il che incide in modo diretto sul sovraffollamento con vistose ricadute sulle ingiuste detenzioni”.

Mettere un tetto alla permanenza in carcere di chi è solo indagato, limitarla ai reati più gravi, può essere quindi re una soluzione?

“Le norme sono state modificate più volte in senso restrittivo ma l’utilizzo in chiave di anticipazione della pena e spesso simbolica. Resta una distorsione più che evidente che sconta una cultura non garantista della magistratura e direi dell’intero Paese. Le modifiche apportate dal ddl Nordio appena promulgate vanno nella direzione giusta ma hanno bisogno di una complessiva verifica in termini di efficacia e di un ulteriore intervento che è già oggetto di una proposta Calderone il cui testo attendiamo di leggere”.

Quali sono le altre misure da adottare a suo parere?

“Abbiamo sostenuto con forza e convinzione attraverso una staffetta di maratone in tutto il Paese, tre giorni di astensione e una manifestazione nazionale la proposta di Giachetti e Bernardini sulla liberazione anticipata speciale. L’unica a poter decongestionare in tempi brevi il sovraffollamento. Ne godrebbero solo i detenuti meritevoli e l’incremento di pochi giorni non avrebbe nulla di premiale poiché si tratterebbe solo di un modesto risarcimento per le condizioni inumane e degradanti nelle quali i detenuti sono costretti a stare. La maggioranza per evitare spaccature ha preferito operare un ulteriore rinvio non assumendosi la responsabilità di un voto contrario.