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di Simona Musco

Il Dubbio, 16 giugno 2023

Ollà: “Abolire l’abuso d’ufficio una scelta coraggiosa”. Importante la modifica sulle intercettazioni, ma manca un intervento sui limiti alle impugnazioni. L’Ucpi: “Un segnale importante ma timido”. E i penalisti rilanciano la separazione delle carriere e la prescrizione. Esultano Sisto, Ostellari e Bongiorno. Un rafforzamento delle garanzie degli indagati. È così che il Consiglio nazionale forense sintetizza il pacchetto di norme penali targato Carlo Nordio presentato ieri in Consiglio dei ministri.

Ad intervenire per il massimo organo dell’avvocatura è Giovanna Ollà, consigliera segretaria del Cnf, che parte dall’abrogazione dell’abuso d’ufficio, una scelta “coraggiosa” dopo decine di modifiche che non hanno ridotto il divario tra iscrizioni e condanne e il cui “effetto “deterrente” è stato in buona sostanza la burocratizzazione dell’attività della pubblica amministrazione e il timore dei funzionari davanti alla firma di atti di natura provvedimentale”. Se è vero che “non si deve rinunciare all’affermazione di un generale principio di buon andamento della Pa”, evidenzia Ollà, la soluzione “non può essere ricercata all’interno del sistema penale”.

La segretaria del Cnf si dice anche favorevole alle nuove misure relative alle intercettazioni, che tutelano i terzi estranei alle indagini, salvo che non sia indispensabile a fini investigativi. “L’auspicio è che ovviamente detta clausola di riserva non si traduca, nella applicazione pratica, nell’elusione sistematica della norma di tutela”, evidenzia. Ma non solo: anche le nuove norme sull’avviso di garanzia sono positive, in quanto mettono “il soggetto indagato nelle condizioni di difendersi con maggiore cognizione già nella fase delle indagini preliminari magari attraverso il ricorso alle investigazioni difensive”.

Giudizio positivo anche sull’inappellabilità delle sentenze di assoluzione, tranne che per “la limitazione ai soli reati a citazione diretta. Sarebbe stato opportuno estendere la garanzia a tutti i reati e non creare un doppio binario”, spiega ancora Ollà, convinta anche della validità di optare per l’interrogatorio anticipato. Un pacchetto, insomma, che rappresenta “un importante passo avanti sul terreno delle garanzie”, anche se di lavoro da fare ce n’è ancora. Soprattutto, sempre in ambito di impugnazioni, “come più volte segnalato dal Cnf nel corso delle audizioni parlamentari sulla riforma del processo penale, occorre rimuovere i limiti alla possibilità di accedere alle impugnazioni determinati dalla necessità di rilascio di ulteriore procura e dichiarazione di elezione di domicilio dopo il provvedimento contro il quale si intende proporre ricorso - ha concluso -. Un adempimento di natura sostanzialmente burocratica che tuttavia esclude dalla tutela, rappresentata dalla possibilità di ottenere una revisione della pronuncia, a tutti quei soggetti che non hanno possibilità di contatto con il difensore”.

Un elemento, quest’ultimo, evidenziato anche dall’Unione delle Camere penali, secondo cui il mancato intervento sulle impugnazioni difensive, promesso dal ministro ai penalisti, danneggia soprattutto i soggetti più deboli, “che spesso non hanno la materiale possibilità di sottoscrivere il nuovo mandato ad impugnare”. Il giudizio dei penalisti sul pacchetto Nordio non è entusiastico: se da un lato vengono compiuti “primi passi” importanti sulla strada verso il rafforzamento delle garanzie, altri aspetti - come il capitolo relativo alle intercettazioni - sono “del tutto deludenti”. Le nuove riforme, a partire dall’interrogatorio preventivo, rappresentano infatti il “segno di una concreta attenzione al tema della libertà personale e dell’abuso della custodia cautelare”.

Ma tale modifica del codice rappresenta un’eccezione, dal momento che vengono esclusi i reati di maggiore allarme sociale ed è limitata, per il resto, alla sola esigenza cautelare del pericolo di reiterazione del reato. Un segnale importante, dunque, ma “timido”, secondo la giunta dell’Ucpi. Positiva anche l’idea di un organo collegiale per quanto riguarda la misura cautelare del carcere, anche se rimane, da parte dei penalisti, la perplessità circa la “prospettiva di formazione artificiosa di compagini collegiali costituite da giudici strutturalmente e culturalmente monocratici quali sono i gip”. E se nulla c’è da ridire sull’abrogazione dell’abuso d’ufficio, a non piacere con certezza è l’intervento solo sulla pubblicabilità delle intercettazioni senza intervenire sul problema principale: “La sanzione di quei divieti, che rimane irrisoria e dunque di fatto inesistente. Del tutto elusi, invece, i temi cruciali della questione: abuso dello strumento, ancor di più con riguardo alle conversazioni tra assistito e difensore”. Manca, infine, l’intervento sui temi più sentiti dai penalisti: separazione delle carriere, prescrizione ed ordinamento giudiziario, temi, questi, al momento rimasti nel cassetto del ministro.

Si tratta di una riforma nel nome di Silvio Berlusconi, ha chiarito il viceministro Francesco Paolo Sisto, che ha ricordato la battaglia dell’ex presidente del Consiglio in tema di giustizia e secondo cui l’obiettivo “è fare del processo un luogo di accertamento della verità, non strumento di ricerca di un colpevole - ha detto a “Radio anch’io” -. Il catastrofismo di certa magistratura non ci interessa. Ascolto di tutti e confronto con tutti: ma poi il Parlamento ha il dovere di decidere, senza veti da parte di chicchessia”. Ad esultare è anche il sottosegretario Andrea Ostellari, che parla di una “nuova stagione per la giustizia italiana” che rimette al centro “i cittadini e le necessarie garanzie”. Il prossimo passo sarà una riforma che ridisegni in maniera complessiva “non solo il perimetro dei reati contro la Pa, senza lasciare zone d’ombra, ma consenta anche di superare gli errori del passato”.

Un entusiasmo condiviso, in casa Lega, con la responsabile Giustizia e presidente della Commissione Giustizia in Senato Giulia Bongiorno, che parla di provvedimento “ispirato al garantismo, alla tutela della riservatezza e al recupero dell’efficienza del sistema”. E a chi teme vuoti di tutela per l’abrogazione dell’abuso d’ufficio, la penalista risponde rassicurando tutti: le riforme non sono finite, presto si metterà mano all’intera gamma di reati contro la Pubblica amministrazione.