sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Antonella Mascali

Il Fatto Quotidiano, 21 agosto 2023

“Il pm non può essere sullo stesso piano della difesa”. Sono in pensione, sono stati di correnti della magistratura diverse, ma sono uniti da una preoccupazione: la separazione delle carriere di pm e giudici che il centro-destra con renziani e calendiani vuole realizzare in questa legislatura che, paradosso della vita politica, è segnata da un ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che è stato un magistrato, un pm, per la precisione.

E al loro ex collega hanno scritto oltre 300 magistrati a riposo che si chiedono se “il vero intento sia quello di consentire al governo di controllare l’azione del pubblico ministero”. Tra i firmatari gli ex pool di Mani Pulite Gherardo Colombo, Francesco Greco, Piercamillo Davigo, Alberto Nobili, in prima fila contro la ‘ndrangheta in Lombardia, l’ex Pg e l’ex avvocato generale della Cassazione, Giovanni Salvi e Nello Rossi, l’ex procuratore di Torino Armando Spataro. La lettera è stata promossa dagli ex giudici milanesi Gianluigi Fontana e Luigi Caiazzo e l’ha sottoscritta anche l’ex procuratore generale di Torino, Marcello Maddalena.

Procuratore, perché la separazione delle carriere, come si legge nella vostra lettera, “stravolgerebbe l’attuale architettura della costituzione”?

La Costituzione ha previsto che giudici e pubblici ministeri facciano parte di un unico ordine giudiziario con un unico Consiglio superiore comune ad entrambi e non ha posto alcun divieto al passaggio da una funzione all’altra.

Qual è stato lo spirito costituente?

Quello che accomuna le due funzioni, di pm e giudice, e le rende, entrambe, incompatibili con quella della difesa (di qualsiasi parte, imputato, indagato, parte civile, persona offesa) è il “principio di verità”. Il pubblico ministero ha come scopo la scoperta della verità (che può essere anche l’innocenza dell’indagato o dell’imputato, essendo tenuto - per esplicita disposizione di legge - a svolgere accertamenti di fatti e circostanze a favore della persona sottoposta alle indagini) ed il giudice deve accertare la verità. La difesa delle parti private non è tenuta a ricercare e sostenere la verità. Ne discende che, se si esce da questa architettura costituzionale, e si mette il pubblico ministero sullo stesso piano della difesa delle parti, il pubblico ministero diventa una sorta di “difensore” o “avvocato” dell’accusa, come pretendeva Silvio Berlusconi.

Infatti la separazione delle carriere era un progetto di Berlusconi…

Vero, ma a essere onesti c’era anche da prima, è sempre stato un cavallo di battaglia delle Camere penali.

Perché?

Ritengo che ciò sia un portato della “concezione agonistica” del processo importata dal sistema anglosassone, per cui il fulcro del processo è la risoluzione di un conflitto “tra parti” (accusa e difesa) mentre il principio che storicamente ha sempre ispirato la nostra cultura giuridica è quello secondo cui il processo è lo strumento per l’accertamento della verità.

I sostenitori della separazione delle carriere sostengono che, in particolare i giudici dell’udienza preliminare, fanno un “copia e incolla” delle richieste dei pm. Cosa ne pensa?

Semplicemente che non è vero. Basti pensare al recentissimo caso del sottosegretario Andrea Delmastro. Ma se ne potrebbero citare centinaia.

Un pm separato sarà agli ordini del governo?

È uno sviluppo possibile, non automatico. Anche per questo i nostri padri costituenti hanno previsto un unico ordine, comprensivo di pm e giudici, ed un unico Csm. Ammesso - e non concesso - che dopo la separazione si abbia un secondo Csm (per i pm), non sarebbe la stessa cosa, perché l’imparzialità (che è l’essenza del giudicare e del ricercare la verità) è unica e non può essere diversa a seconda delle funzioni.