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di Andrea G. Cammarata

Il Resto del Carlino, 13 gennaio 2024

Parliamo di inclusione anche per le persone private della libertà. È la Rimini che pensa ai diritti dei detenuti e lo fa tramite un imminente convegno dedicato proprio alle pene alternative al carcere. Intanto la tanto discussa Sezione prima dei Casetti, verrà finalmente ristrutturata con lo scopo di sanare le indecorose situazioni di “vivibilità”. In contrasto con l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

A spiegarlo è l’avvocato Giorgio Galavotti, garante delle persone private della libertà del comune di Rimini, il quale annuncia un’istruttoria per individuare dove trasferire i 32 detenuti che abitano tuttora la Sezione prima. Galavotti pensa a quei “detenuti che hanno diritto agli arresti domiciliari ma sono privi di un domicilio dove scontare la pena”. E al Centro congressi Sgr, il 19 gennaio (dalle ore 15 alle 19), si terrà il convengo “Presente e futuro della pena”, organizzato dalla Camera Penale Rimini e moderato dalla presidente Annalisa Calvano. Il tema ruota sulle pene sostitutive, giustizia riparativa e misure alternative. Relatore del tema ‘Le nuove pene sostitutive e le prime applicazioni’, sarà Francesco Pio Lasalvia, giudice del Tribunale di Rimini.

Durante il convegno, insieme al garante comunale e all’assessore Kristian Gianfreda, verranno poi discussi i progetti del Comune a favore dei detenuti dei Casetti. Interverrà poi Roberto Cavalieri, garante regionale delle persone private della libertà, sullo stato della detenzione in Emilia- Romagna. “La riduzione dell’utilizzo del carcere come pena, favorendo al contempo l’accesso a sanzioni alternative, fa parte anche delle soluzioni avallate dal ministro Nordio”, spiega Galavotti aggiungendo che intende recarsi in carcere “almeno una volta ogni due settimane” per ascoltare i detenuti.

Perplessità poi sulle “visite specialistiche che saltano, perché non ci sono gli agenti di polizia penitenziaria che si fanno carico di accompagnare i detenuti, e molti di loro ottengono le cure con grande ritardo”. E frustrazione: “Non è semplice far leva sull’Asl affinché allunghi il servizio di guardia medica anche di notte all’interno del carcere”. A ciò si aggiungono i detenuti in attesa di giudizio. “I tempi d’attesa non aiutano. C’è un arretrato, bisogna abbreviare i tempi di risposta per ottenere le pene alternative utili a ridurre la popolazione carceraria, quando ci sono le possibilità”. C’è infine il tema del lavoro in carcere, con “alcune imprese” pronte a trasferire la produzione proprio in carcere.