sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Niccolò Carratelli

La Stampa, 22 dicembre 2023

Alla Camera arriva un altro stop per la riforma del ministro Nordio, l’esame slitta a gennaio. Parte la mobilitazione di categoria sul divieto di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare. Mobilitazione, presidi, fino allo sciopero generale. I giornalisti preparano la battaglia contro l’emendamento “bavaglio”. La norma firmata dal deputato di Azione, Enrico Costa, approvata martedì sera dalla Camera, che introduce il divieto di pubblicare il testo (anche solo brevi stralci) delle ordinanze di custodia cautelare fino all’udienza preliminare. Una forma di “censura”, dicono dalla Federazione nazionale della stampa, che ieri ha riunito la Giunta esecutiva, un modo per “limitare il diritto dei cittadini a conoscere le notizie”.

Per cominciare, giovedì prossimo la Fnsi non parteciperà, in segno di protesta, alla conferenza stampa di fine anno della premier Giorgia Meloni. Quel giorno, invece, promuoverà una protesta simbolica. A seguire, il 3 gennaio sarà convocata la Conferenza dei Comitati di redazione per stabilire il percorso e le azioni che dovranno portare allo sciopero generale, “contro la censura di Stato” e per rivendicare “l’identità e la dignità della nostra professione”.

D’altra parte, ancora ieri lo stesso Costa continuava ad assicurare che “non c’è nessun bavaglio”, ma che “dobbiamo bilanciare la presunzione di innocenza e il diritto di informare e di essere informati”. La pensano allo stesso modo anche i renziani di Italia Viva, che hanno votato a favore della norma e, più in generale, sostengono l’azione del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, spesso con maggior vigore rispetto agli stessi partiti di maggioranza.

Una dimostrazione si è avuta ancora ieri mattina, nell’Aula di Montecitorio, quando il capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, dopo il voto sul Mes, ha chiesto di rinviare a gennaio gli altri punti all’ordine del giorno. Tra questi, c’era anche la riforma della prescrizione, su cui l’interesse di Italia Viva è pari solo a quello di Forza Italia. Tanto che il capogruppo renziano, Davide Faraone, è stato l’unico a opporsi alla proposta di Foti, chiedendo di discutere subito di prescrizione: appello poi bocciato dalla maggioranza.

“Nonostante lo stato drammatico in cui versa il sistema della giustizia italiana, la maggioranza ha scelto ancora una volta l’immobilismo - ha attaccato Faraone -. Una conferma del sospetto che Giorgia Meloni e il suo governo abbiano paura ad affrontare il tema”. Oltre alle eventuali riserve della premier, a suggerire il rinvio è stata anche una questione tecnica: sul ritorno alla prescrizione sostanziale, con l’abolizione della improcedibilità, si sono esposti tutti i 26 presidenti delle Corti d’Appello, con una lettera indirizzata al ministro della Giustizia e ai presidenti delle commissioni Giustizia della Camera e del Senato, in cui definiscono necessaria la formulazione di una norma transitoria. Fonti parlamentari della maggioranza fanno sapere che si sta ancora valutando il da farsi e non è escluso che si possa procedere in questo senso. In ogni caso, di prescrizione si riparlerà dal 9 gennaio.