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di Madeleine Palpella

Il Gazzettino, 28 novembre 2023

Compie venticinque anni la redazione di “Ristetti Orizzonti”. La rivista, redatta dai detenuti, della casa di reclusione Due Palazzi ha come obiettivo raccontare ciò che avviene dentro le mura del carcere in un’ottica diversa dalla visione alla cronaca. Per l’occasione, nella mattinata di ieri, si è svolto un convegno dal titolo “Le narrazioni del male che fanno bene alla società”.

“Ristretti Orizzonti è la storia di un tavolo dove dal 1998 discutiamo e ci confrontiamo su qualsiasi cosa - spiega Ornella Favero, direttrice del giornale - Questo giornale ha lo scopo di fare da ponte con la società per arrivare a chi sta fuori. In redazione ci sono trenta persone. Si lavora molto anche con le scuole per fare prevenzione tramite le testimonianze dei detenuti. Molte storie sono difficili, vedere giovani detenuti mi stringe il cuore, io non li considero come “fallimenti”, ma come “cadute” che hanno avuto nel loro percorso”.

Per l’occasione erano presenti anche il sottosegretario alla giustizia Andrea Ostellari, il prefetto Francesco Messina, gli europarlamentari Paola Ghidoni e Sabrina Pignedoli, ma anche le assessore Margherita Colonnello e Francesca Benciolini.

“Il nostro obiettivo è dare una seconda possibilità - sottolinea Ostellari - Rieducare e investire nella nostra società per diminuire la recidiva. Questo, però, non è facile ed è un dato di fatto che gli istituti sono sovraffollati, mancano unità, psicologi e sanitari. La via della rieducazione tramite strumenti di: formazione, informazione e lavoro. Il 98% di chi impara un mestiere in carcere quando esce non ha più a che fare con il circuito criminale”.

Durante l’incontro erano presenti anche le vittime, coloro che hanno vissuto sulla propria pelle i drammi personali e famigliari e che hanno voluto “spezzare la catena del male” entrando in prima persona in carcere e incontrando persone detenute.

Tra le presenti anche: Benedetta Tobagi, Lucia Annibali, Agnese Moro e Fiammetta Borsellino. “Noi vittime abbiamo vissuto dei dolori irreparabili - spiega Annibali -. Subito dopo l’aggressione con l’acido che ho subito, ho iniziato a farmi molte domande nei lunghi mesi di convalescenza e sono arrivato anche i sensi di colpa. Ho infine compreso che quello che mi è successo, appartiene alla persona che lo ha voluto per me. Ho fatto pace con me stessa, mi sono ricostruita pezzo dopo pezzo e ho imparato di nuovo prendendomi cura di me stessa”.