sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Adelia Pantano

La Stampa, 29 marzo 2024

In occasione dei cinquant’anni dai due giorni di rivolta nel carcere Don Soria il 9 e 10 maggio 1974. Processi, indagini, teorie, verità da scoprire e il ricordo di una storia che la città di Alessandria sembra aver dimenticato. È la rivolta nel carcere Don Soria del 9 e 10 maggio 1974 che si trasformò in una strage con sette morti e 15 feriti. In occasione del cinquantesimo anniversario sarà pubblicata una docuserie per ripercorre quei due lunghi giorni con le interviste ai sopravvissuti e ai familiari delle vittime. L’hanno chiamata “Memoria dimentica” e vuole raccontare quella tragedia alle nuove generazioni. Non solo: è un racconto per tutti, per non dimenticare.

L’idea è nata da Lav Comunicazione, la casa di produzione della Diocesi di Alessandria che ha realizzato le sei puntate di cui la prima sarà disponibile proprio dal 10 maggio sul sito. Il senso di questo lavoro, iniziato un anno fa, è racchiuso in una frase pronunciata da Luigi Gaeta, figlio dell’appuntato Sebastiano Gaeta: “Sembra quasi che Alessandria volesse dimenticare la storia della rivolta. Hanno intitolato il carcere a mio papà e a Cantiello, ma non si è più fatto niente per capire cosa sia successo veramente”.

La vicenda in sintesi - Il giovedì 9 maggio di quell’anno nel carcere del Don Soria tre detenuti armati presero in ostaggio una ventina di persone per evadere. Due giorni di trattative che culminarono con un bilancio tragico: cinque morti tra gli ostaggi, due rivoltosi e decine di feriti. Morirono il dottor Roberto Gandolfi, il professor Pier Luigi Campi, l’appuntato Sebastiano Gaeta, il brigadiere Gennaro Cantiello e l’assistente sociale Graziella Vassallo Giarola. Tra i rivoltosi, Cesare Concu venne ucciso dalle forze dell’ordine, Domenico Di Bona si suicidò, mentre Everardo Levrero rimase illeso e venne processato poi nel 1978.

Proprio la voce di Levrero è presente nella docuserie in cui parla anche l’allora sindaco Felice Borgoglio. Vive fuori Italia e finora non ha mai rilasciato dichiarazioni. L’ha rintracciato l’autore Alessandro Venticinque che si è fatto raccontare la sua versione. “Vogliamo provare a illuminare quei coni d’ombra che ancora ci impediscono di conoscere tutta la verità”, spiega Venticinque. A lavorare con lui anche Enzo Governale, direttore delle comunicazioni sociali della Diocesi. “Ho visto alcuni volti cambiare espressione durante le interviste - dice Governale -. Spero che molti di loro sia stata un’occasione per lenire quel dolore e provare a voltare pagina. E che lo faccia anche la città”.