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di Edoardo Iacolucci

Corriere della Sera, 10 marzo 2024

I manifestanti: “Abbiamo deciso di replicare la protesta del 2014 quando 13 detenuti si cucirono la bocca per denunciare le violazioni di diritti umani”. “Chiuso per gravi violazioni dei diritti umani”. “Chiuso per soprusi sulla libertà”. “Chiuso per condizioni degradanti”. Sono alcuni dei cartelli tenuti in mano sabato mattina dalle 11 sotto la pioggia all’esterno del Centro per il rimpatrio di Roma dai radicali, che, con le bocche simbolicamente coperte da un nastro bianco, si sono ritrovati in un sit-in. L’intento: fare luce sulle condizioni disumane nelle quali si trovano i trattenuti all’interno e chiedere al sindaco Gualtieri la chiusura immediata. “Abbiamo deciso di replicare la protesta del 2014 - commenta Federica Oneda - quando tredici detenuti si cucirono la bocca per denunciare le gravi violazioni di diritti umani e le condizioni degradanti in cui vengono trattenuti. Vogliamo anche dar voce all’appello che abbiamo mandato al sindaco Gualtieri, per la grave emergenza sanitaria e di sicurezza all’interno”.

“La situazione è intollerabile - aggiunge Eva Vittoria Cammerino, segretaria dell’associazione Radicali Roma e consigliera del V Municipio -. Le condizioni di degrado a cui sono sottoposti i trattenuti al Cpr di Ponte Galeria, note da tempo, sono vergognose e inaccettabili. La responsabilità non può in alcun modo essere rimbalzata tra le istituzioni”. Presente il segretario di Radicali italiani, Matteo Hallissey: “I centri per il rimpatrio sono strutture fatiscenti con servizi sanitari e igienici disumani. Bisogna chiudere immediatamente i Cpr perché rappresentano il drammatico paradigma di un’emergenza continua”.