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di Valentina Muzi

artribune.com, 30 novembre 2023

Un progetto espositivo nato da tre percorsi laboratoriali, coinvolgendo 15 detenuti dello storico penitenziario romano, dodici studenti e tre insegnanti IED di Roma. Un lavoro incentrato sull’identità e sulla memoria che diventa una mostra permanente fruibile a pochi. Ripensare i penitenziari come luoghi di formazione e (ri)educazione, anche attraverso l’arte e il design. Questo è uno degli obiettivi che si cela dietro i tre laboratori pensati da IED insieme all’Istituto penitenziario di Regina Coeli a Roma.

Un lavoro multidisciplinare che per sei mesi ha visto studenti, docenti e detenuti impegnarsi in percorsi incentrati sull’identità, approfondendo il campo della fotografia con Simona Ghizzoni, del design con Barbara Brocchi e dell’illustrazione con Laura Federici. Nonostante le restrizioni imposte dal carcere sul reperimento e sull’uso di (alcuni) materiali, i detenuti hanno realizzato fotografie, racconti illustrati e oggetti di design, tra cui orologi da taschino, maschere e gioielli. Opere che si fanno portavoce di memorie e desideri, e che trovano una forma unitaria nella mostra Regina Stories, esposizione permanente che animerà il corridoio che separa la prima dalla seconda rotonda della Casa Circondariale del carcere romano, visibile solo agli ospiti e al personale dell’Istituto penitenziario.

L’identità racchiude diverse sfumature che i docenti e gli studenti dello IED di Roma hanno cercato di indagare. Si parte dalla memoria e dal ricordo, approfonditi attraverso il laboratorio di illustrazione, dando vita a storie che affondano le radici nei luoghi e nei legami che hanno segnato positivamente il passato dei partecipanti, per poi proiettarsi nel futuro e nella libertà. Con la fotografia, invece, i detenuti hanno realizzato una serie di autoritratti, immortalando un “prima” e un “dopo” grazie all’ausilio delle doppie esposizioni. Infine, la creatività progettuale ha preso forma con il design e con la produzione di collezioni di gioielli e di maschere di carta, nati da storie ed elementi personali degli autori.

“Regina Stories”: parola alla direttrice dell’Istituto penitenziario di Regina Coeli Claudia Clementi - “Due mondi apparentemente distanti, quello dello IED e quello di un istituto penitenziario. Eppure, da anni questi due mondi percorrono insieme una strada luminosa che, mi piace sottolineare, non porta bellezza dove non c’è, ma aiuta la bellezza nascosta a manifestarsi”, così parla Claudia Clementi, direttrice di Regina Coeli. “Studenti ‘locali’ e studenti esterni, docenti e artisti partecipano a un processo educativo, nel senso che e-duce dall’interiorità di ciascuno tutte le potenzialità espressive che non si pensa di avere, o che non si pensa gli altri possano avere. Scoprire di essere capaci di realizzare qualcosa, e soprattutto qualcosa di bello, che sarà esposto, mostrato, proprio laddove invece la tendenza è quella a nascondere e a nascondersi, può essere un’esperienza epifanica. Questo accade”, conclude Clementi, “quando le energie circolano, quando le differenze si incontrano”.