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di Marianna Aprile

Oggi, 2 febbraio 2023

Don Antonio Coluccia offre ai ragazzi di strada di San Basilio un’alternativa al crimine. Per questo è minacciato. E ora la scorta gli è stata rafforzata. È dal 2014 che Don Antonio Coluccia, fondatore dell’Opera Don Giustino, si occupa di San Basilio, con ronde notturne antidroga (armato di megafono attraverso il quale diffonde il suo messaggio di legalità): “All’inizio andavo lì, pescavo i ragazzi per strapparli allo spaccio e alla malavita organizzata calabrese, romana e albanese che controlla il territorio e si è sostituita allo Stato. Gruppi criminali pronti a tutto che hanno militarizzato il territorio con tanto di vedette, anche sui tetti. Tre anni fa ho capito che andare lì non bastava, bisognava starci, occupare il territorio con un messaggio positivo, metterci la faccia”.

E l’ha fatto. “Cerchiamo di far capire che c’è un’alternativa all’assistenzialismo criminale, che sembra aiutarti ma ti toglie la libertà. Ti dà casa e stipendio ma ti chiede in cambio la vita. A San Basilio vedi ragazzi che magari vivono in tuguri e case popolari piene di infiltrazioni, ma sono griffati dalla testa ai piedi e prendono le Ferrari in leasing, si vantano su Tik Tok, aderendo anche al modello estetico dei ragazzi di malavita. Cerchiamo di insegnare loro che l’obiettivo non è la bella vita ma la vita bella”. Da 25 anni Coluccia si occupa di periferie, da tempo per questo è sotto scorta e da quando sta a San Basilio se l’è vista raddoppiare: ora ci sono due auto e quattro persone a proteggerlo dopo minacce di morte e intimidazioni. Che continuano: “Sono arrivati a dirmi: “Sei un morto che cammina, prima o poi ti spariamo”, davanti a degli agenti di Polizia, con un senso incredibile di impunità”.

Rivendica però il percorso virtuoso fatto dal quartiere: “Iniziano a notarsi dei cambiamenti. Noi abbiamo attuato la politica delle 3 “P”: Pochi Piccoli Passi e i risultati si vedono. Abbiamo iniziato a trattare questi ragazzi come i loro coetanei dei quartieri più fortunati, abbiamo iniziato a fargli capire, anche grazie all’allora sindaca Raggi, che se hanno bisogno di qualcosa, se hanno un problema, è al Comune che devono rivolgersi, alle istituzioni”. Per strappare i ragazzi ai “brutti giri” Coluccia ha usato anche l’arma dello sport, con una palestra in cui i ragazzi hanno trovato un’alternativa alla violenza in strada. Ora quel progetto è diventato una palestra vera, la Palestra della legalità, voluta dall’Opera Don Giustino e inaugurata il 23 gennaio scorso. È in un immobile del Comune di Roma che era occupato e da anni adibito a piazza di spaccio. Il Comune l’ha sgomberato, Sport e Salute Spa l’ha ristrutturato e la Polizia ha messo a disposizione gli insegnanti. “Lo sport deve arrivare anche nelle zone dello spaccio e della criminalità organizzata. Porta valori al posto dei disvalori. Noi abbiamo progetti per far arrivare lo sport a 12 mila società e enti del terzo settore, a un milione di persone e anche nelle carceri”, dice Vito Cozzoli, Ad di Sport e Salute. “Questa palestra fa parte di una riappropriazione del territorio. I ragazzi li salvi con la bellezza e le opportunità”, dice Don Coluccia. Prima di tornare tra i suoi (veri) ultimi.