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di Romina Marceca

La Repubblica, 27 marzo 2023

La senatrice nel reparto psichiatrico del San Camillo dove era ricoverato il migrante: "Sono qua perché ho deciso di vedere coi miei occhi il luogo dove è morto quando già era nelle mani dello Stato italiano". Una prima porta antipanico si apre su un'anticamera con i muri rivestiti in linoleum beige, un'altra dà l'accesso sul corridoio del reparto. Eccola l'unità operativa del Servizio psichiatrico diagnosi e cura del'Asl 3. L'ultimo approdo per Wissem, dopo un mese e mezzo in Italia pieno di speranze per il futuro. Davanti al reparto che si trova in una palazzina primi Novecento all'interno dell'ospedale San Camillo arriva la senatrice dei Verdi-Sinistra, Ilaria Cucchi.

"Sono qua perché ho letto la storia di Wissem e dopo avere appreso dell'inchiesta sui sanitari ho deciso di vedere coi miei occhi il luogo dove è morto quando già era nelle mani dello Stato italiano", dice la parlamentare che aspetta 15 minuti prima di entrare. Manca l'autorizzazione del primario Petrini che, intanto, si trova a Ostia dove è responsabile anche lì della Psichiatria. Quando sarà dentro, Ilaria, sorella di Stefano, si sottoporrà anche alla contenzione. Accetta di avere i polsi legati a una sedia per comprendere cosa significa la parola "contenuto".

"È una sensazione terribile, che ti dà la misura di cosa significa essere privati della libertà di movimento. stat", dice la senatrice. Alle 11,53 finalmente si apre l'ultima porta e Ilaria Cucchi, accompagnata dal suo assistente, percorre il corridoio bianco con le guide blu dove il migrante che sognava la Francia è morto. Solo, legato a un letto per tre giorni, affiancato da un mediatore culturale che non riusciva a capire cosa dicesse. Quel corridoio adesso è sgombero dai letti addossati sui muri.

Non è stato così per il povero Wissem, finito su un letto provvisorio. Il suo posto di degenza era il numero 16- C1 (cioè il primo del corridoio, ndr). In quel novembre del 2021 i pazienti erano una ventina. Oggi i ricoverati sono meno di dieci. Tra questi c'è Roberto che mostra agitazione. È stato contenuto anche lui ma quando Ilaria Cucchi entra, nella sua cartella clinica legge che la contenzione è stata sospesa. Il reparto, in parte, non è quello che aveva trovato il 30 dicembre 2021 il garante nazionale per i detenuti Mauro Palma. "Nella planimetria compaiono i letti sistemati in corridoio, le finestre sono sempre chiuse perché i perni sono rotti, il paziente Wissem è rimasto in contenzione per tre giorni in un corridoio", aveva scritto nella sua relazione Palma, quella che ha dato il via all’inchiesta sul caso.

"Resta quel neo di mancata socializzazione. Lo spazio esterno, un terrazzino, non ha alcuna copertura. C’è troppo sole d’estate e pioggia d’inverno. E ci sono ancora le sedie malridotte che menzionava nella sua relazione il Garante per i detenuti", racconta Ilaria Cucchi al termine della sua ispezione. C'è di più. "Ho potuto constatare la mancanza di personale sulla quale intendo andare avanti a capire come sia possibile che in reparti così delicati manchi personale. Non c’è, poi, un bagno nel day hospital", riferisce la senatrice. Le stanze di degenza sono sette, la pulizia del reparto è buona. Una sola stanza ha quattro letti. "Non ho parlato con nessun paziente, alcuni erano dormienti. Altri non erano in condizione", racconta Ilaria Cucchi.

Quello che è cambiato dal novembre del 2021 è che non arrivano più pazienti dai centri per il rimpatrio dopo la morte di Wissem."Vengono ricoverati, invece, pregiudicati che nessuno piantona. O meglio, li controllano a vista gli unici tre infermieri di reparto", spiega la parlamentare. Per il resto c'è un soggiorno dove si pranza, la sala medici che è proprio di fronte dove il letto di Wissem era addossato al corridoio. È stato proprio il primario del reparto a dichiarare: "L'ho tenuto lì per vederlo meglio. Per controllarlo continuamente".