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di Giuseppe Scarpa

La Repubblica, 30 agosto 2023

Parla il turista finito 13 giorni a Rebibbia senza un motivo. Gergo Hetey era a Roma con la futura moglie quando è stato arrestato. In Ungheria aveva subito il furto dei documenti: qualcuno aperto a suo nome società in Italia non versando contributi ai dipendenti. Hetey a sua insaputa è stato indagato, processato e condannato.

“Chi visita Roma non si dimentica mai il Colosseo o la basilica di San Pietro, ecco a me invece resterà per sempre impressa la cella del carcere di Rebibbia, non era certo la vacanza che volevo fare”. Scherza Gergo Hetey, turista ungherese di 40 anni. La settimana romantica che avrebbe voluto trascorrere in compagnia della futura moglie si è trasformata in un soggiorno obbligato di 13 giorni a Rebibbia, dal 3 al 16 agosto.

Dietro le sbarre da innocente, salvo poi essere liberato. Scarcerato dai giudici della sezione feriale della Corte d’Appello di Milano con questa motivazione: Hetey in Italia è stato processato senza esserne stato mai informato. Una decisione che gli ha permesso di lasciare il carcere ma che non accontenta la vittima di questo blackout giudiziario: “Vogliamo la completa assoluzione, il mio cliente in Ungheria ha subito il furto dei documenti - spiega l’avvocato Massimiliano Scaringella - qualcuno ha utilizzato la sua identità e ha aperto società in Italia non versando contributi ai dipendenti, dopodiché Hetey a sua insaputa è stato indagato, processato e infine condannato a un anno di reclusione senza che le autorità italiane lo abbiano mai informato”.

Partiamo dall’inizio, il giorno in cui è arrivato a Roma...

“Il due agosto sono arrivato in albergo, la prima volta che ho messo piede in Italia. Io e la mia compagna abbiamo lasciato le nostre valigie in stanza, poi siamo andati a visitare Roma, il Colosseo, il Vittoriano, Fontana di Trevi”.

Fin qui tutto bene insomma…

“Sì un film romantico, il giorno seguente si è trasformato in horror”.

Racconti pure...

“Il tre agosto dopo una passeggiata sono rientrato in hotel e ho visto la polizia che mi aspettava fuori dalla camera. Gli ho chiesto cosa volessero da me e loro mi hanno arrestato, ho provato a spiegare in inglese che io non ero quella persona, che ci doveva essere un errore”.

E invece?

“Invece mi hanno portato in galera, a Rebibbia. La mia fidanzata, era scioccata, io ero distrutto. Pareva uno scherzo ben riuscito, ma non lo era e così mi sono trovato dentro una cella a domandarmi “ma cosa cavolo sta succedendo, cosa ho fatto?”.

In carcere è riuscito a parlare con qualcuno per rappresentare le sue motivazioni?

“La follia ulteriore è che non riuscivo a parlare con nessuno, da Rebibbia non mi facevano mettere in contatto con i miei parenti o con il consolato, stavo letteralmente uscendo fuori di testa. Mettetevi nei miei panni, vengo in vacanza a Roma e poi mi ritrovo in galera senza poter contattare nemmeno un avvocato. Mi dicevo: “qui passeranno mesi prima che si rendano conto dell’errore”.

Poi cosa è accaduto?

“Tramite un cappellano del carcere ho saputo che la mia fidanzata era riuscita a mettersi in contatto con l’avvocato Scaringella che poi ha assunto la mia difesa”.

A quando risale il furto dei suoi documenti?

“Era il 2006, oramai non ricordavo più del furto, ma per fortuna i miei familiari avevano conservato la denuncia. Qualcuno deve aver aperto società a mio nome a Milano. Consideri che io sono venuto per la prima volta in Italia lo scorso tre agosto”.

Le accuse che hanno mosso nei suoi confronti a quando risalgono?

“Ho scoperto nei giorni scorsi di essere stato indagato nel 2008, e condannato con sentenza definitiva nel 2014”.

Ma un atto giudiziario deve esserle stato recapitato?

“Mai. Non sarei mai venuto a Roma sapendo di avere una condanna, anche ingiusta, di un anno. Avrei prima incaricato un avvocato affinché risolvesse il caso”.

Adesso cosa farà?

“L’avvocato Scaringella mi ha spiegato che ho la possibilità di avere un indennizzo, sto riflettendo se procedere o meno. Il trauma che ho vissuto è stato enorme, nessuna somma potrà mai risarcirlo”.