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osservatoreromano.va, 5 ottobre 2022

Identità e idee: il potere creativo della lettura. La biblioteca dell’Istituto penale minorile di Casal del Marmo a Roma. Un silenzio preoccupante. “Preoccupante per gli agenti, gli operatori e i volontari del carcere che hanno realmente creduto che quella ragazza, sempre litigiosa, stesse architettando qualcosa di grosso.

Alla fine, però, s’è scoperto che il motivo per cui la giovane ristretta non attaccasse più le compagne fosse proprio la lettura: la calma e la tranquillità regnava nelle celle grazie al fatto che la reclusa avesse trovato in biblioteca tutta la saga di Twilight”.

Francesca Columbano è la presidente dell’associazione di volontariato “FuoriRiga” che, dal 2014, opera, attraverso una serie di iniziative culturali sostenute dall’8x1000 della Tavola Valdese, nell’istituto penale minorile di Casal del Marmo, a Roma. A questo giornale racconta un particolare aneddoto, assai significativo in riferimento a quello che è il potere - inesauribile - della lettura, capace, da sempre e per sempre, di costruire identità, sensi critici, idee.

“L’intreccio tra “FuoriRiga” e la biblioteca dell’Ipm di Casal del Marmo - spiega la presidente - risale al 2012. All’epoca avevo ventott’anni, stavo svolgendo il servizio civile all’interno delle biblioteche per adulti delle carceri romane. Nell’attività, ma a margine, vi rientrava anche quella di Casal del Marmo, e dico a margine perché la biblioteca dell’istituto minorile non rientrava nel Protocollo stipulato nel 1999 tra Dap e Comune di Roma. Nonostante ciò la biblioteca di Casal del Marmo venne riammodernata e poi con la nascita di “FuoriRiga” è diventata un vero e proprio luogo di cultura per i giovani ristretti”.

A oggi questo spazio, del resto, conta oltre settemila volumi: è una biblioteca nel vero senso della parola. “Tutti gli Ipm - aggiunge Columbano -, in base a quanto prescrivono le norme dell’Ordinamento penitenziario, quello della riforma del 1975, che si riferisce alle carceri per adulti ma viene applicato anche a quelle minorili nell’attesa che, per esse, si rediga una legge ad hoc, devono avere uno spazio bibliotecario. Naturalmente una stanza dove siano accatastati volumi che non interessano a nessuno svaluta il senso della biblioteca che, al contrario, esiste quando incontra quantitativamente e qualitativamente i desiderata dei suoi fruitori”.

La biblioteca dell’istituto penale minorile di Casal del Marmo, pertanto, nel corso del tempo s’è letteralmente trasformata. “Abbiamo riammodernato - spiega ancora la presidente dell’associazione - il suo patrimonio librario, adeguandolo ai lettori, ai loro gusti, alla possibilità che il recluso s’avvicini realmente allo scaffale e che, quell’oggetto misterioso che è il libro, venga preso in mano, iniziato a sfogliare”.

Missione - si può dire - compiuta. I ristretti, la cui età è compresa tra i quattordici e i venticinque anni, attualmente possono prendere in prestito libri che a loro direttamente si rivolgono: libri, cioè, per teenager, per giovani adulti. “Se ci rendiamo conto che molti dei ragazzi hanno il desiderio di prendere la patente, forniamo loro i manuali per studiare la teoria della guida; se qualcun altro ha una passione precisa, e non abbiamo a disposizione il libro in biblioteca, facciamo di tutto per procurarlo, prima di tutto scrivendo un post sui social che stimoli le donazioni da parte di chi ci segue e sostiene. Poi ci poggiamo pure su un’altra associazione amica, “Bookcycle”, che si basa sulla circolazione dei libri e della cultura anche in posti come le carceri; se proprio non riusciamo a rintracciare il libro, cerchiamo di acquistarlo grazie sempre ai progetti finanziati dall’8x1000 della Tavola Valdese”, dichiara Columbano. “In tutti questi anni - aggiunge - ho conosciuto ragazzi che non avevano continuato gli studi superiori e che, contro qualsiasi aspettativa, hanno letto libri profondissimi. C’è anche chi, pur non sapendo né leggere né scrivere, si avvicina comunque alla biblioteca, prende un volume, e lo sfoglia: è, già, questa, una cosa importantissima”.

Tra l’altro, sempre per mezzo dell’8x1000 della Tavola Valdese, alcuni dei giovani reclusi hanno ottenuto delle borse lavoro: sono loro i gestori della biblioteca all’interno del carcere minorile di Casal del Marmo. “Hanno dapprima - dice la presidente dell’associazione di volontariato - seguito dei corsi di biblioteconomia e catalogazione, ottenendo anche dei permessi premio per mettere a frutto nelle varie biblioteche romane con cui collaboriamo le nozioni e gli strumenti acquisiti. Ci rendiamo, inoltre, sempre più conto, di quanto i ragazzi “gestori”, svolgendo tale attività all’interno della biblioteca, imparino il valore delle cose comuni e condivise; valore che è doppio, perché implica il concetto di rispetto, del prendersi cura”.

Una storia, pertanto, bella: di riscatto, di inclusione, integrazione. Una storia basata sul principio sacrosanto secondo il quale la cultura debba essere accessibile a tutti. “I nostri progetti sono complessi - sottolinea Columbano -. Noi entriamo nell’Ipm perché crediamo in ciò che facciamo, non è un gioco; abbiamo costruito una biblioteca per far svegliare le coscienze e per abbattere le disuguaglianze, non per far passare il tempo o “contenere” i ragazzi: in questo caso avremmo soltanto sminuito il valore dei libri e della lettura. Se è facile che uno studente universitario trovi un libro nella biblioteca dell’università che frequenta, non lo è affatto per un ragazzo che vive in un quartiere periferico o, peggio, in un carcere: noi, questa stortura, vogliamo cancellarla per dare a tutti la possibilità di guardare in modo critico il mondo”.

Il riscontro, come può facilmente comprendersi, è assai positivo all’interno dell’istituto. “Come fa ogni biblioteca, sulla base di precisi parametri nazionali, stiliamo - dice la presidente - dei report per capire quello che è il numero delle richieste e dei prestiti, ma pure per renderci conto dei desiderata dei nostri lettori. Solo così la biblioteca non è un mero contenitore, una mera stanza, ma, al contrario, un luogo ricco di contenuti. Purtroppo nella nostra società servizi essenziali come questi dovrebbero essere gestiti dagli enti pubblici e non demandati esclusivamente all’associazionismo o ai privati: la cultura non può essere rimessa alla benevolenza degli altri, dei comuni cittadini”.

A ogni modo, all’interno della biblioteca dell’Ipm di Casal del Marmo, “FuoriRiga” tiene anche corsi di scrittura creativa, cineforum, restauro del libro, attività di lettura dei giornali e di arte-terapia. “Quello che facciamo in questa realtà è tanto, invitiamo anche scrittori, registi, poeti (i ragazzi d’altronde amano scrivere poesie da inviare a chi hanno lasciato fuori) con lo scopo, non di riempire di contenuti nozionistici i giovani reclusi, ma, come si accennava, di dargli la possibilità di farsi un’idea propria, personale, della realtà”.

Ulteriore battaglia intrapresa da “FuoriRiga” è quella di dotare anche la sezione femminile dell’istituto penale minorile di una sorta di succursale della biblioteca. “La biblioteca di cui parliamo - dice la presidente - è accessibile soltanto ai ragazzi che, naturalmente, sono separati dalle donne. Per cui, nel tempo, abbiamo dato vita a questa “seconda sede”, in modo che anche le recluse potessero e possano godere della lettura: sfortunatamente questa è un’altra stortura che ruota attorno all’aspetto meramente economico del sistema tutto. Un “sistema carcere” che, oltre che sulle misure alternative, potrebbe puntare anche e principalmente su quelle di prevenzione: abbattere le disuguaglianze che, di certo, non saranno alla base di tutta la criminalità, ma ne rappresentano un fattore determinante”.

Un libro, insomma, può colmare le differenze, i vuoti delle vite di questi ragazzi? Probabilmente, nel suo piccolo, sì. Può, almeno, dare la possibilità a chi legge - e che mai avrebbe pensato di poterlo fare - di riconoscersi, di scoprire un sé diverso dal passato. Senza stereotipi, senza pregiudizi.