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di Ilaria Sacchettoni

Corriere della Sera, 12 settembre 2023

Parlano la moglie e il figlio di Carmine Garofalo, detenuto per tentato omicidio: “Non era un santo, ma non è giusto togliergli la dignità”. La richiesta di aiuto a Ilaria Cucchi e la denuncia di Gabriella Stramaccioni. Il 16 agosto 2022, in un carcere strapieno come Regina Coeli, è morto Carmine Garofalo, 49 anni, detenuto per tentato omicidio, marito di Sonia Amantini e papà di Samuel, attore professionista, e di una bambina con problemi di autismo. Tredici mesi dopo nulla si sa di quella morte nella cella 24 di Regina Coeli. Due inchieste, una interna e l’altra penale, non hanno raggiunto alcuna verità e neppure un nulla osta per la sepoltura. Due autopsie non hanno sciolto i dubbi sulle cause della morte e, insomma, oltre un anno è trascorso invano per la famiglia che ha appreso, per averlo letto sui giornali e visto in televisione, di un’ipotesi di omicidio dai contorni tanto inquietanti quanto sfocati.

La denuncia della ex garante Stramaccioni - La denuncia dell’allora garante dei diritti dei detenuti Gabriella Stramaccioni ha avviato un percorso fin qui senza esito. “È normale che tredici mesi dopo il corpo di Carmine sia ancora in una cella frigorifera in attesa di sepoltura? Mio marito era un numero o una persona?” domanda Sonia Amantini che, di recente, ha deciso di raccontare la sua storia alla senatrice Ilaria Cucchi. Ma chi era Garofalo? “Non un santo - ammette Samuel - ma un uomo con problemi di bipolarismo e con ciclici guai di droga. È un motivo per togliergli la dignità? Noi, molto sinceramente siamo sbalorditi”.

Il tentato suicidio in cella - Garofalo viene arrestato il 16 luglio 2022. Trascorrono pochi giorni e il 2 agosto avviene qualcosa che cambia le direttive del carcere nei suoi confronti. Il 49enne tenta di impiccarsi con una t-shirt. “Da quel giorno - rammenta la moglie - il medico prescrive una sorveglianza continua”. Garofalo è un detenuto problematico, convive con un altro detenuto ma litiga. Suo figlio Samuel - ha recitato con Luchetti come pure con Ozpetek nel serial “Le fate ignoranti” - non nasconde le difficoltà ma chiede “verità e un po’ di giustizia”.

Due testimoni: “È stato soffocato” - Nella sua denuncia Gabriella Stramaccioni ha citato il caso di due detenuti che sarebbero stati testimoni dell’omicidio. Questi, nome e cognome, hanno chiesto di essere ascoltati dalla magistratura. Avevano assistito, hanno spiegato, all’aggressione nei confronti del detenuto e hanno assicurato che Garofalo non era morto per cause naturali ma soffocato in una sorta di abbraccio mortale da un altro detenuto. Nessuno li ha mai convocati. “Abbiamo sentito che aveva sostanze stupefacenti in circolo ma non sappiamo altro - sottolinea oggi il figlio. Ci chiediamo come sia possibile. Ma più di tutto ci lascia perplessi questo silenzio. Non un documento ufficiale, non un attestato, non una risposta. Vi pare possibile?”.