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di Alessia Guerrieri

Avvenire, 11 novembre 2023

Il pastificio, che a regime coinvolgerà 20 minorenni detenuti o con misure alternativa, è realizzato dalla cooperativa Gustolibero e sostenuto da Cei e Caritas Italiana. Baturi: l’uomo può cambiare. Rimettere insieme i pezzi di una barca senza timoniere che si infrange sugli scogli è un percorso lungo e difficile. Come fare una buona pasta, per cui ci vuole pazienza, amore, attenzione, dedizione. I ragazzi spiegano il processo di produzione che dalla semola fa arrivare sul nastro trasportatore penne, paccheri, fusilli. Lo hanno imparato col tempo e con l’aiuto di chi in queste settimane li ha istruiti nel nuovo pastificio Futuro, nato tra le mura del carcere minorile romano di Casal del Marmo. Futuro, un nome che vuole essere un sogno e un auspicio per i circa 20 detenuti, ex detenuti o giovani sottoposti a misure alternative che - a regime - in mezzo a questi macchinari ricostruiranno appunto i pezzi di una vita uscita fuori binario.

Lo faranno tra questi 500 metri quadri di azienda, un progetto ideato dopo la visita di papa Francesco nel 2013 in questo istituto penitenziario, realizzato da “Gustolibero società cooperativa sociale onlus” e sostenuto dalla Conferenza episcopale italiana (attraverso i fondi dell’8xmille) e da Caritas Italiana, in sinergia con la direzione dell’istituto penale minorile Casal del Marmo, il Centro della giustizia minorile Lazio- Abruzzo-Molise, il Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, le diocesi di Roma e di Porto-Santa Rufina. Per ora ci lavorano in tre e la soddisfazione di vedere tanta gente ad ascoltare le loro spiegazioni sulla trafilatura al bronzo è evidente sui loro volti. Perché il lavoro è un mezzo per generare futuro, “la forma educativa più significativa”.

Attraverso il lavoro - ricorda infatti il segretario generale della Cei, l’arcivescovo di Cagliari Giuseppe Baturi- “si impara ad amare se stessi, gli altri, coloro che serviamo attraverso il contributo della nostra fatica, come il cibo che viene consumato per soddisfare le proprie esigenze di vita, per instaurare rapporti di amicizia e per guardare con fiducia al futuro”. Ma pastificio Futuro è anche “un segno di amicizia sociale: il fatto che tante istituzioni abbiano collaborato per realizzare un bene è il segno di cosa dovrebbe essere la politica, perché l’amore al prossimo sia amore sociale e amore politico”. Philipe e Mohammed donano il frutto del loro operato alle istituzioni presenti. Abbassano lo sguardo in segno di imbarazzo, ma si compiacciono dei loro complimenti. “Crediamo nell’uomo. L’uomo può cambiare - aggiunge monsignor Baturi - ci vuole cura, ci vuole l’educazione che, come ricorda il Papa, è la forza più radicale per la trasformazione del mondo”. Ecco appunto, educare alla pazienza, all’essiccazione lenta della pasta, all’imbustamento semi- manuale per aumentare il numero di quanti potranno lavorare nel pastificio.

Pastificio che, come ricorda il cardinale vicario di Roma Angelo De Donatis, è un “segno concreto di un sogno condiviso che nel lavoro congiunto ha visto la sua realizzazione”, per dare una possibilità a ragazzi che “hanno mancato il bersaglio della vita e vogliono rimettersi in carreggiata grazie ad un salvagente”. In ultima fila ci sono quattro giovanissime detenute che lavoreranno qui. Ascoltano con curiosità le potenzialità di questo laboratorio che può produrre fino a 220 Kg all’ora di pasta, che significa 4mila pacchetti da 500 grammi al giorno.

Questa è una “opera-segno - aggiunge il direttore di Caritas Italiana don Marco Pagniello - una opportunità nuova per questi ragazzi, una speranza per le loro famiglie e una occasione per il sistema, perché dimostra che ci può essere una seconda occasione per tanti”. Come quella personale raccontata dal presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, che insieme al sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha assicurato “massimo sostegno” per aiutare nella vendita.