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di Rita Bernardini*

L’Unità, 29 dicembre 2023

Un senso di vergogna è sovente quello che provo quando entro in carcere per visitare la comunità penitenziaria. È accaduto nuovamente quando alla Vigilia di Natale sono entrata a Rebibbia, nell’istituto penitenziario femminile più grande d’Europa, dove operano professionalità di altissimo spessore che ogni giorno devono confrontarsi con problemi irrisolvibili stante l’attuale legislazione o le regole assurde, impossibili da rispettare, di un sistema malato e fallimentare.

Quando con la delegazione e con i deputati Roberto Giachetti e Maria Elena Boschi abbiamo varcato la “sezione nido” siamo stati raggiunti dal pianto disperato di un bambino di due anni detenuto con sua madre. La giovane donna gli stava tagliando le unghie dei piedini. Messe le scarpine, il bimbo continuava però a disperarsi dando ripetute testate sul cuscino del letto. Niente e nessuno può calmarlo, sta in carcere e non può nemmeno uscire all’aria, in mezzo al verde e ai giochi, perché fuori piove e, comunque, non ci sono altri bambini con cui giocare perché lui è l’unico detenuto (meno male, dal punto di vista di altri bambini). Un’altra piccola di due mesi, proprio in queste ore, è stata invece mandata ai domiciliari, soluzione che per i giudici non è stata possibile per lui e per sua madre.

Non conosco “le carte” del caso, ciò che so è che i bambini non dovrebbero stare in carcere e che tutte le proposte per modificare la legge a favore dei diritti dei minori, sono state ripetutamente respinte e questo è accaduto con qualsiasi maggioranza parlamentare di qualsiasi colore politico. Il Governo in carica sta addirittura aggiungendo un di più rispetto a questa infamia.

Ha approvato in Consiglio dei ministri e depositato in parlamento un disegno di legge definito “pacchetto sicurezza” che farà aumentare il numero di bambini detenuti perché, tra le tante nefandezze, prevede anche di modificare una norma di epoca fascista (Codice Rocco) che sancisce il differimento pena obbligatorio (articolo 146 del codice penale) nei casi di donna incinta e madre di minore di età inferiore ad anni uno.

Se approvata, la nuova norma, prevedrà il differimento della pena non più obbligatorio ma facoltativo: troppo “buonista” Alfredo Rocco, ministro della Giustizia di Benito Mussolini! Con il ministro della Giustizia Carlo Nordio e con il Governo Meloni apriremo, con il 2024, un anno di lotte nonviolente (Satyagraha) per ridurre il sovraffollamento e migliorare le condizioni di detenzione: vogliamo ritrovare il “nostro” Carlo Nordio per come lo abbiamo conosciuto quando dialogava con Marco Pannella e - finalmente - per interloquire con tutti i ministri che hanno giurato sulla Costituzione. Le proposte ci sono e sono depositate in Parlamento dall’inizio della legislatura. Una di queste porta la firma di Roberto Giachetti. Per noi dell’Associazione Nessuno Tocchi Caino i diritti umani fondamentali, anche quelli del “bambinello” di Rebibbia, non ammettono deroghe.

*Presidente dell’associazione Nessuno Tocchi Caino